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Il mito senza tempo di Sensible Soccer

by Roberto Johnny Bresso
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Roma, 26 ott – I ragazzi appassionati di calcio e videogiochi negli ultimi decenni hanno avuto solamente l’imbarazzo della scelta, tra la serie di FIFA (ora EA Sports FC) e quella di ISS Pro Evolution (ora eFootball). Ma, benché la qualità grafica ed il realismo siano diventati sempre più strabilianti, per noi ragazzi degli anni ’90 nulla potrà nemmeno lontanamente avvicinare un gioco il cui solo nome ci emoziona a distanza di così tanto tempo. Sto parlando di Sensible Soccer.

John Hare e Chris Yates

Nel 1986, a Chelmsford nell’Essex inglese, John Hare e Chris Yates, due ragazzi conosciutisi sui banchi di scuola e con la comune passione per i videogiochi, la musica e il calcio, fondarono la loro casa di produzione. Alla quale diedero il nome di Sensible Software.

All’epoca i giochi di calcio erano parecchio elementari e raramente riuscivano a ricreare l’atmosfera di una vera partita. Soprattutto per quanto riguardava i prodotti destinati al mercato dei personal computer domestici. Tutto cambiò nel 1988 con la realizzazione da parte del duo di amici di Microprose Soccer per il Commodore 64. Non disponendo delle licenze delle squadre di club il prodotto si concentrava sulle nazionali e, soprattutto, su una giocabilità mai vista prima e sulla visione del campo dall’alto a volo d’uccello. Inoltre, per la prima volta, venne introdotta la possibilità della pioggia durante le partite, per rendere il tutto più divertente e imprevedibile. Vi era poi anche la possibilità di giocare indoor 6 contro 6 con le sponde, come era in voga a quel tempo negli Stati Uniti.

1992, l’anno di Sensible Soccer

Nel frattempo un programmatore di Bristol ma di chiare origini italiane, Dino Dini, sforna Kick Off e Kick Off 2 che alzano sensibilmente l’asticella del settore. Hare e Yates lo adorano ma lo trovano allo stesse tempo frustrante, per l’eccessiva difficoltà e la mancanza di naturalezza. Ecco così che nel 1992 creano per Amiga 500 il rivale Sensible Soccer: European Champions. Mostra in copertina Ruud Gullit con la maglia dell’Olanda e fa impazzire di gioia tutti noi ragazzi.

Il gioco è semplicemente straordinario, dalla grafica in 2D ma dalla semplicità assoluta. Estremamente divertente contro il computer, ma capace di regalare pomeriggi di vera estasi (e pure di litigi…) contro gli amici. E poi quella musichetta iniziale dopo il caricamento che non ti esce più dalla testa e poi scoprirai che è opera dell’ex bassista dei Damned Ray Burns, meglio conosciuto come Captain Sensible, a dimostrazione che nella mia vita le passioni finiscono tutte per confluire e ritrovarsi quasi magicamente.

Due anni più tardi…

La vera rivoluzione arriva però nel 1994. Ho appena finito il penultimo anno di liceo, il Milan è campione d’Italia e d’Europa. Stanno per iniziare i Mondiali di USA ’94 e mi accingo ad andare in vacanza con i miei amici ad Ibiza… ma prima di ogni cosa corro nel mio negoziante di fiducia, che è annunciata l’uscita di quello che viene descritto come un prodotto rivoluzionario, vale a dire Sensible World of Soccer. Tutti i pregi del suo predecessore restano intatti, ma qui siamo di fronte ad un qualcosa di mai visto prima. Campionati nazionali di ogni tipo, coppe internazionali, leghe minori, squadre nazionali, migliaia di giocatori con i nomi ed il colore di pelle e capelli reali e pure con tanto di valutazione in sterline. Si può fare il calciatore, l’allenatore, il player manager e pure lo scout! 

E poi il pubblico intona cori e ti sembra di essere come quando vai in curva. Insomma, per due anni io ed i miei amici non giochiamo ad altro sulla nostra televisione di casa. Passano gli anni e cambiano le passioni e Sensible sembra quasi un prodotto di un mondo passato. Quasi però… Perché l’era social e del web permette ad una generazione ormai intorno ai 50 anni di effettuare un tuffo indietro di tre decenni. Basta infatti un computer e si può facilmente rivivere quel vecchio e straordinario gioco. Perché appunto, non esiste FIFA che tenga, il jingle di Sensible Soccer ti accende un’emozione che non potrai mai dimenticare, tanto che annualmente si giocano diversi tornei nazionali e persino il campionato mondiale online.

Saremo forse una generazione troppo romantica? Può essere, ma almeno proprio non si può dire che abbiamo vissuto di passioni usa e getta.

Roberto Johnny Bresso

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