Roma, 9 mag – Autunno 1944, infiammano i combattimenti lungo la Linea Gotica. Siamo nel primo appennino romagnolo, in una piccola comunità citata da Ezra Pound nel Cantos 11. Qui verosimilmente il poeta americano sentì l’espressione colorita – una bestemmia – esternata in dialetto: l’Omero del novecento ci parla di Monte Cogruzzo, sebbene il vero nome sia Montecodruzzo. Oggi rimangono pochi, attempati abitanti e quel che resta del castello malatestiano. Poi la chiesetta del ‘500 – ex voto di Giacomo Malatesta per la liberazione dalla prigionia dei turchi – una suggestiva osteria e un cippo in ricordo ai caduti di tutte le guerre. Italiani, ma anche tedeschi.
I bombardamenti alleati e lo sfondamento della Linea Gotica
Sì, perché per la sua posizione militarmente strategica tra la vallata del Savio e la vicina pianura cesenate, durante la seconda guerra mondiale l’esercito tedesco concentra a Montecodruzzo un quantitativo consistente delle proprie truppe. Granatieri corazzati, divisione “Falco” della Wehrmacht. Ne sono a conoscenza i partigiani che rimangono a debita distanza dalla zona. Almeno fino alla prima decade di ottobre, ovvero quando una pesantissima incursione aerea alleata rade quasi al suolo il paese.
Terminati i bombardamenti, inizia l’attacco via terra. Armi bianche e bombe a mano. Da una parte, superiori per numero e mezzi messi a disposizione dagli angloamericani, Sikh e belucistani. Dall’altra le forze europee. Questo di giorno, perché con il sopraggiungere delle tenebre i soldati germanici devono fare i conti anche con i terribili Gurkha. Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre in località Cà di Ferri, nei pressi di una casa colonica (tutt’ora esistente, seppure parzialmente crollata) uno degli ultimi combattimenti: le brigate nepalesi non lasciano prigionieri.
La storia di Helmut Krabbe
O almeno sembra. È l’alba dell’indomani: don Armando Moretti, parroco locale, si reca sul posto per raggiungere una vicina famiglia contadina. Il giovane pastore di anime trova però sul sentiero il corpo riverso di un soldato tedesco. Biondo e nel fiore degli anni, sanguinante e ormai moribondo. Ha solamente 19 primavere sulle spalle: Helmut Krabbe – questo il suo nome – colpito da una pallottola nel torace e con un lungo taglio di kukri (il coltello allunato utilizzato dai Gurkha) dal collo all’addome, riuscì a buttarsi sulla boscaglia sottostante al casolare passando da una stretta apertura posta nella stalla. Dai rovi si rotola così fino al sentiero, fingendosi poi morto.
Il granatiere infatti non risponde subito alle parole di don Armando. Ma appena quest’ultimo si qualifica come pastor, con un filo di voce il ragazzo chiede l’aiuto dell’uomo di fede. Il quale – a suo rischio e pericolo – si prodiga subito per trovare un mezzo di trasporto e un posto sicuro al militare teutonico. Sulla strada verso il rifugio però sbuca, come nascostosi nel nulla, un partigiano che ordina rabbiosamente al curato la morte di Krabbe.
Racconti di Linea Gotica
Sarà il buon Poldi – un contadino del luogo, si legge così nelle memorie del sacerdote – a ricacciare l’arrogante antifascista usando la sola forza delle parole. Si fa clandestinamente carico del giovane Helmut la famiglia Larini: qui già si trova un altro rifugiato, Elio Lucchi. Chirurgo di professione, è particolarmente inviso alle bande irregolari per aver fornito a Cesena cure ai fascisti: “il Signore, la sua giovinezza e la mia passione di medico lo devono salvare”.
E così fu. Racconti di Linea Gotica: a guerra finita Helmut Krabbe tornerà più volte in questo piccolo spicchio di Romagna – insieme alla moglie e ad altri reduci della divisione “Falco” – per riconoscenza verso alcuni italiani che, rischiando in prima persona – e nonostante un destino bellico già tracciato – non si fecero accecare dall’odio del più bieco antifascismo.
Marco Battistini