Roma, 12 mag- “Negli ultimi dodici mesi hanno chiuso ogni giorno oltre 390 imprese”. Questo è l’allarme lanciato dal presidente di Rete Imprese Italia, Massimo Vivoli, in occasione dell’assemblea annuale. In sintesi, Rivoli ha osservato che lo scorso anno si è consumata una vera e propria strage di piccole e medie imprese. Secondo Vivoli, i principali responsabili di questo disastro sono: lo stallo del mercato interno, l’aumento del prelievo fiscale, il crollo del credito e l’incremento del peso di adempimenti inutili e costosi. Vivoli sottolinea che “Se si fossero mantenuti i trend di crescita del periodo precedente alla grande recessione, fra il 2007 e il 2015 il Pil Italiano avrebbe cumulato un incremento superiore al 6%. Ed invece, abbiamo registrato una caduta del 9%. Una differenza del 15%, pari a 230 miliardi di euro bruciati dalla crisi”. Ma, la crisi non è uguale per tutti. Se, infatti, gli imprenditori italiani arrancano, l’esercito delle aziende condotte da immigrati continua a ingrossarsi: oggi sono oltre 550mila. A darci la lieta notizia è La Repubblica in articolo a firma di Vladimiro Polchi del quattro maggio. Polchi non riesce a trattenere il suo entusiasmo. L’incipit dell’articolo è tutto un programma: “Hai bisogno di un artigiano? Cercalo tra gli immigrati, avrai più possibilità di trovarlo”. Polchi riporta i risultati di uno studio condotto dalla boldriniana Fondazione Leone Moressa. Secondo questa ricerca: “Su circa sei milioni d’imprese operanti in Italia nel 2015, oltre 550mila sono condotte da persone nate all’estero, ovvero il 9,1% del totale. Di queste, la stragrande maggioranza (94,2%) è di esclusiva conduzione straniera.
Ma, il dato più importante è quello che riguarda soprattutto il saldo tra imprese nate e cessate nel 2015: quello degli stranieri è in attivo di 24.795 unità, al contrario, le imprese italiane mostrano un saldo negativo di 10mila. I ricercatori della Fondazione Leone Moressa affermano che: “L’imprenditoria è uno degli ambiti in cui si manifesta maggiormente il contributo dell’immigrazione al sistema nazionale. I dati testimoniano la crescente importanza dell’imprenditoria straniera: una realtà in crescita in tutte le regioni e in tutti i settori che, se adeguatamente valorizzata, potrebbe aprire nuove opportunità di sviluppo in termini di occupazione, nascita di nuovi servizi, rapporti commerciali con i Paesi d’origine e indotto”.
Ma, c’è qualcosa che non torna in quest’analisi . Come mai mentre le imprese italiane soccombono sotto il peso del fisco, le aziende condotte da stranieri fanno profitto? Proviamo a svelare l’arcano. Il trucco c’è e si vede. Solo con un sistematico sfruttamento della manodopera si può ridurre l’impatto delle tasse sui ricavi delle imprese. Partiamo da questo presupposto: il fisco per le aziende italiane è un socio occulto che pur non condividendo il rischio d’impresa partecipa alla distribuzione degli utili. Vediamo perché. Secondo una ricerca condotta dal Centro studi Impresa-Lavoro siamo il paese in Europa che subisce invadenza dello stato nelle attività economiche dei cittadini e delle imprese attraverso la leva del fisco. Il fisco italiano pesa sulle imprese con un tax rate del 64,8%. Inoltre, la burocrazia certo non incoraggia la voglia di investire. L’Italia, infatti, è ultima per costi degli adempimenti burocratici per pagare le tasse (7.559 euro) staccando pure la Germania (7mila euro circa) e il Belgio (6.295 euro). A questi costi si aggiunge la perdita di tempo (e di denaro) per pagare le tasse (269 ore annue): solo in Europa dell’Est le procedure sono più farraginose delle nostre.
Se le ricerche accademiche non fossero sufficienti, la cronaca quotidiana conferma quanto detto. Per esempio, due giorni fa, un’indagine sul caporalato tra Firenze e Prato ha portato a dodici avvisi di garanzia e all’individuazione di un giro di sfruttamento di richiedenti asilo in aziende vinicole toscane. Le indagini sono state condotte dalla Digos di Prato in collaborazione con Polizia stradale di Prato, nucleo di polizia tributaria della Gdf e Corpo Forestale. Secondo l’accusa, gli indagati avevano realizzato un’associazione a delinquere dedita al reclutamento di extracomunitari, soprattutto profughi, da impiegare a nero nei campi, nelle vigne e per la raccolta delle olive. In particolare, i pakistani avrebbero materialmente reclutato i profughi (anche con intimidazione o minacce), mentre gli italiani, compresi alcuni professionisti, avrebbero invece fornito documenti falsi per aggirare le leggi sull’immigrazione. Questo, però, non è un caso isolato. Rimanendo a Prato, secondo la cronaca locale su 2.031 imprese verificate, le aziende in regola sono state meno di due su dieci (363, il 18,6%). Come si può vedere i migranti sono una risorsa che rendono parecchio. L’importante, però, è non farsi intercettare.
Salvatore Recupero
8 comments
E da repubblica, gli articolisti cinguettano, tutti giulivi, salutando il loro “mondo nuovo”… mi viene da vomitare.
Io ho finito anche quello….
E le frutterie dei bengalesi? A Roma, possibile che abbiano aperto nel giro di pochi anni migliaia di frutterie bengalesi, che vendono tutte le stesse cose allo stesso prezzo? Migliaia! Anche 3 in una stessa strada. Tutte con lo stesso cartello “aperto” di lucette colorate. Addirittura in pieno centro, dove gli affitti sono impossibili, una dietro il senato! Ora mi chiedo come può un bengalese semianalfabete vere quei soldi da investire? Chi gli da i soldi per aprire? Chi gli fornisce i documenti per entrare in Italia? Ci vorrebbe un giornalista coraggioso che indaghi su questi probabili prestanome della camorra.
Il motivo è semplice: il Ministero del Lavoro in collaborazione con il Ministero per l’integrazione e la SPA Italia lavoro, hanno introdotto prestiti a fondo perduto per extracomunitari, fino alla cifra di euro 10.000 per chi di loro vuole aprire una attività, inoltre per tre anni non pagano un centesimo di tasse ed il gioco è fatto. Dopo il terzo anno, questi furbetti chiudono e riaprono attività con latri nomi di parenti o amici e prendono nuovamente soldi ed usufruiscono dell’esonero delle tasse. Questo sta massacrando gli Italiani e questo governo dovrebbe subire un processo per alto tradimento a mio avviso.
Vedrete quante tasse sborsano , se non è il 9% in meno sarà il 10% , piano piano cari progressisti tornerete nelle fogne
??? Boh….
Da notare che il 96% di queste imprese resta a conduzione completamente straniera.
da questo articolo , fra l’altro, si evince che tutta la crisi viene dallo sfruttamento che fanno le imprese italiane usando manodopera straniera a basso costo. ma che logica è, poi sempre Prato ad esempio, ed il resto d’italia? dove nn ci sono grandi fabbriche e agricoltura?…ma i negozi fuori dai centri commerciali allora perchè chiudono uno dopo l’altro? solo il fisco? nn credo proprio…..penso che si centri il fisco ma per la disparità di trattamento nei confronti delle nuove attività commerciali, vorrei andare a controllare quanto e se versano l’iva, se pagano le tasse, insomma noi poveri piccoli operosi italiani abbiamo fatto le formichine ed ammucchiato piccoli capitali e questo ci frega perchè noi abbiamo da perdere ed il fisco ci trova subito…stà gente che ha tutta una faccia o un colore nn ha niente da perdere e sai che gliene ffrega, oggi quì domani la e vanno avanti così…purtroppo siamo noi ad aver sbagliato, invisibili dovevamo restare….e dobbiamo tornare ad esserlo…così vediamo se ci beccano