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Le Pmi italiane pagano il doppio di tasse rispetto ai colossi del web

by Filippo Burla
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pmi fisco

Roma, 6 gen – Il rapporto tra fisco italiano e multinazionali è una relazione complicata. Talmente intricato da costarci qualcosa come (almeno) 7 miliardi l’anno. Una somma mostruosa in termini di mancati introiti per l’erario, il cui peso si scarica poi su quelle Pmi che ancora resistono e rimangono la spina dorsale della nostra economia.

Il quadro diventa ancora più impietoso se, restringendo il campo, si guarda alle sole multinazionali del web. A far luce sul perverso sistema è un recente studio della Cgia di Mestre, che ha analizzato la disarmante situazione di disparità esistente.

Le Pmi pagano il doppio

Con riferimento all’anno 2018, spiegano gli artigiani mestrini, le Pmi italiane hanno dovuto fare i conti con una pressione fiscale pari al 59,1% dei profitti. Le multinazionali del web, invece, solo del 33,1%. Praticamente la metà. La ragione è presto spiegata: “Per il semplice motivo che la metà dell’utile ante imposte è tassato in Paesi a fiscalità agevolata”, si legge nello studio. Miracolo della piena mobilità dei fattori produttivi in seno all’Ue, che ha permesso di creare veri e propri paradisi fiscali (scordiamoci gli atolli caraibici) che rispondono al nome, fra gli altri, di Lussemburgo e Olanda. Il tutto con la benedizione delle autorità di Bruxelles. Le stesse che poi ci impongono austerità e sacrifici. Magari andando a massacrare proprio le Pmi, aggiungendo benzina sul fuoco della deindustrializzazione in atto.

Non ci sono solo i giganti del web. “Anche i grandi player italiani, da anni hanno trasferito la sede legale principale, o di una consociata, all’estero. Stiamo parlando, ad esempio, di Fca, Eni, Enel, Ferrero, Telecom, Saipem, Luxottica Group, Illy, etc”, continua la Cgia, che aggiunge: “Con queste operazioni, formalmente ineccepibili da un punto di vista fiscale-societario, si è però ridotta la base imponibile di coloro che pagano le tasse in Italia, penalizzando in particolar modo le realtà imprenditoriali di piccola dimensione che, a differenza delle grandi aziende, non hanno la possibilità di lasciare armi e bagagli e trasferirsi altrove”.

Filippo Burla

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2 comments

Fabio Crociato 6 Gennaio 2020 - 1:24

E’ l’ economia di scala applicata anche alle tasse… Quando l’ economia è sganciata dalla politica e un po’ come la materia sganciata dall’ anima. E lo spirito sta a guardare, attonito.
Come mai certe leggi “europee” anticipano sempre… Disinteressate?! Non ci facciano ridere…

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Trv 9 Gennaio 2020 - 9:07

Hm..

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