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Tasse, pressione fiscale reale al 50%. E il governo promette, promette..

by Filippo Burla
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tax time concept clock closeupRoma, 29 feb – Per trasformare una moneta da due euro in una da un euro non servono particolari conoscenze di chimica, basta l’intervento del fisco. Che si prende un euro in tasse ogni due guadagnati. Anzi, un poco di più: ad essere precisi il 50.2%. E’ questa la stima fatta dalla Cgia di Mestre, in un’analisi che valuta il peso di tasse e imposte sull’economia regolare, quella cioé che viene oggettivamente colpita dal prelievo, al netto dell’economia sommersa che invece per sua natura sfugge alle mire del fisco.

“L’ultimo dato disponibile – spiegano dalla Cgia – è riferito al 2013, quando l’economia non osservata ammontava a 207.3 miliardi di euro. Ipotizzando che nel 2014 e 2015 l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa, si può attualizzare questa stima e affermare che il suo importo nel 2015 abbia sfiorato i 211 miliardi di euro”. Ciò premesso, “possiamo misurare – continua lo studio – quanta parte del Pil sia riconducibile esclusivamente all’economia regolare, visto che per sua natura la quota prodotta dall’economia irregolare non produce alcun gettito”. Alleggerito quindi il Pil degli oltre 210 miliardi di sommerso e considerando che la pressione fiscale si calcola come rapporto fra l’ammontare complessivo del prelievo (tasse, imposte, contributi ecc.) e Pil, arriviamo al dato effettivo del 2015 che grava sulle spalle di chi si sobbarca l’onere dell’intero carico: “questo nuovo risultato, ovvero la pressione fiscale reale, balza al 50.2 per cento”, sottolineano dall’ufficio studio dell’associazione veneta. Un dato che si discosta fortemente dal 43.7% di pressione fiscale ufficiale ed è da tempo in crescita: dal 41.6% ufficiale e 47.4% reale del 2011 al 43.6% ufficiale e 50% reale del 2014.

“E’ evidente che con un peso fiscale simile sarà difficile trovare lo slancio per ridare fiato all’economia del paese in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta”, commenta il segretario della Cgia, Renato Mason. Il governo sembra aver preso la balla al balzo, annunciando l’ennesima promessa di intervento sul tema tasse e pressione fiscale. Sul tavolo ci sono tagli ad Irpef e Ires, oltre al congelamento degli aumenti Iva per tre anni. Il primo taglio doveva vedere da luce, come da programmi, nel 2018, ma potrebbe essere anticipato già con il prossimo anno. Il secondo invece, dovrebbe alleggerire l’aliquota sui redditi delle società di quattro punti percentuali a partire dal primo gennaio del 2017. Con quali coperture? In assenza di crescita robusta (con il Pil del quarto trimestre 2015 che ha segnato uno scarso +0.1%) l’unica possibilità rimane lo sforamento dei parametri di Maastricht. La Commissione lo concederà? Non è un caso che l’esecutivo si prepari ad illustrare le proposte non in parlamento, bensì ai leader del Partito Socialista Europeo che fanno parte della maggioranza comunitaria. Senza poi considerare l’effetto rinvio: la riduzione dell’Ires doveva infatti prender piene a partire da quest’anno, ma è stata posticipata all’ultimo per la cronica mancanza di coperture in rispetto dei vincoli Ue. Per quale motivo dovrebbe invece, con in più l’aggiunta delle misure sull’Irpef, passare questa volta?

Filippo Burla

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Andrea 29 Febbraio 2016 - 6:47

Oh Gran Grulloooooo……te e tutti i tuoi bischeri, avete capito ora dove dovete andare a prendere i soldi???????

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