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Welfare e reddito: peculiarità e nuove opportunità per l’Europa potenza

by La Redazione
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Roma, 11 feb – Produzione, welfare, reddito e lavoro sono fortemente interconnessi. E presentano, in Europa, elementi comuni che li caratterizzano e li distinguono, rispetto alle esperienze anglosassoni ed extraeuropee.

Il ridimensionamento della Stato Sociale italiano

In Italia entrambi risultano pesantemente ridimensionati negli ultimi trent’anni. Lo Stato Sociale e la legislazione a supporto dello stesso, ha subito un costante ridimensionamento, con riduzione delle tutele e aumento della precarietà. Questo essenzialmente a danno delle fasce deboli sempre più emarginate e delle giovani generazioni, determinando un pesante impatto sociale e conseguenze che interessano sia, almeno in parte, la crescita demografica, sia una ormai cronica mancanza di prospettive, che diventa funzionale ad un costante aumento di una emigrazione di giovani laureati o comunque fortemente professionalizzati, verso realtà che almeno in linea teorica appaiono più appetibili. Emblematico è, poi, il dato italiano relativo alle retribuzioni. Siamo il fanalino di coda, in termini di potere d’acquisto, rispetto a tutti gli stati europei – Grecia compresa – nel periodo 1990-2023.

Emblematiche sono le pensioni e la sanità. E poi i costi della scuola e delle Università. E ancora la perdita di una reale possibilità di ascesa sociale in base esclusivamente al merito e alle capacità. Tutto passa periodicamente attraverso al tritacarne della riduzione dei costi e della spesa sociale, senza portare ad una reale riduzione del deficit di bilancio.

Welfare e reddito in Europa

L’Italia endemicamente soffre una situazione di stagnazione, perdita di competitività e ridimensionamento della produzione industriale. Germania, Francia, in precedenza trainanti e asse portante dell’Europa attraversano invece una pesante crisi non solo politico istituzionale. Ma anche del loro equilibrio finanziario e dei loro asset industriali. Decine di migliaia di posti di lavoro risultano a rischio. E in Germania l’intero asset metallurgico e lo stesso automotive è a rischio.

Tecnica, politica, Stato Sociale e forme di rappresentanza sono fortemente collegate. Se volessimo porre l’Europa al centro di un processo condivisibile di aggregazione continentale, perché riteniamo, che oggi non la disgregazione, ma solo una comune e unitaria volontà di potenza europea possa invertire la rotta e restituire, al Vecchio Continente, il ruolo che lo ha sempre caratterizzato nei secoli. Citando Francesco Ingravalle, possiamo affermare che elementi imprescindibili per una nuova Europa, potenza equilibratrice, scevra da derive filoatlantiche e tentazioni euroasiatiche, nel contempo alternativa al neoliberismo di stampo anglosassone, al comunismo a trazione turbocapitalista cinese e alle satrapie oligarchiche moscovite, sono una Costituzione che rivendichi la peculiarità di una Europa sociale ed imperiale. Ovvero un sistema fiscale unico, che eviti un inconcepibile dumping basato su formule di imposizione di vantaggio non altrimenti motivate. E ancora la salvaguardia del welfare continentale, che ha caratterizzato uno sviluppo economico sociale fondato su forme partecipative, la creazione di una struttura produttiva unitaria e una politica economica federale.

Come riconquistare autonomia?

Proprio in funzione del potenziamento del Welfare continentale diventa indispensabile, a fronte dell’aggressività di USA e Cina, riprendere a produrre. Riconquistare autonomia, ridarsi strategie industriali, riappropriarsi del controllo delle fonti di approvvigionamento, affrontare la transizione energetica con progetti, investimenti, finanziamenti, competenze. Ma innanzitutto creare le condizioni per lo sviluppo di un commercio internazionale aperto ed equo. L’Europa, come giustamente afferma Gian Piero Joime deve caratterizzarsi per i fatti e non solo per regolamenti teoricamente perfetti. Tra i fatti ovviamente non possiamo considerare secondario un ripensamento sul nucleare. Esigenza imprescindibile, inserita tra le energie rinnovabili in Europa. Elemento focale del PNRR francese, il cui abbandono è stato propedeutico alla attuale crisi tedesca e al grave deficit energetico italiano. Nel nostro caso pur mantenendo una grande capacità progettuale, dobbiamo al più presto superare un pluridecennale impasse, determinato dai risultati di un Referendum realizzato in pieno shock da Chernobyl.

L’Europa quindi deve fare un salto di qualità e di ottica. Deve cominciare a sentirsi comunità e non più legata da semplici e mercantilistici rapporti contrattuali. Deve essere organismo, nella concezione romana tramandataci dalle parole di Menenio Agrippa, come giustamente afferma Sergio Filacchioni in un suo recente intervento.

L’Europa deve comprendere l’importanza e l’opportunità dell’innovazione nell’ambito finanziario. Ma anche i pericoli che ne possono derivare. Riprendendo una indicazione di Marco Massarini: prendere in considerazione i Bitcoin e diffidare dell’ipotesi di euro digitale .

L’Europa deve comprendere che i cambiamenti tecnologici, la robotica, l’intelligenza artificiale prima fra tutti, possono certamente essere portatori di problemi e di diseguaglianze economiche, ma, per chi considera l’azione elemento focale, elemento vitale, che si colloca al pari delle idee, sono anche grandi opportunità per conquistare le nuove frontiere di una Europa Potenza. Possono, quindi causare dipendenza tecnologica e riduzioni occupazionali, ma anche aumentare l’importanza del contributo dei lavoratori alla produttività e alla loro acquisizione di maggiori conoscenze e competenze.

Tra Welfare e Reddito, tra Capitale e Lavoro

“L’elemento partecipativo diventa di conseguenza scelta virtuosa, se la cultura aziendale diventa collaborativa” e le aziende si configurano come organismi viventi, dove gli individui diventano il bene più preziosi nel breve come nel lungo termine, opponendosi alla perdita della visione strategica di medio periodo, che affligge l’intera costruzione del Capitalismo Finanziario . Queste non sono affermazioni di un sindacalista cresciuto nel solco di Corridoni, De Ambris, Olivetti. Rossoni, Landi e Roberti, ma di imprenditori, che come Daniele Casarin, sanno cogliere l’importanza di un momento che può essere punto di svolta nel rapporto Capitale e Lavoro, ponendo quest’ultimo al centro di un nuovo Umanesimo, di gentiliana memoria, riprendendo con forza il tema della partecipazione e portandoci a concludere con un’altra peculiarità tutta europea, la Cogestione, nelle sue varie forme che vanno dal modello renano a quello scandinavo, da quello francese alle varie forme applicate in molte nazioni uscite, negli anni novanta, dalla fallimentare parentesi del socialismo reale. Parlare di Cogestione vuol dire anche esprimere l’esigenza di riparlare di politiche industriali, di recuperare il concetto di utilità sociale nell’esercizio della libera iniziativa privata come già previsto dalla Carta del Lavoro e dall’articolo 41 della Costituzione repubblicana.

Politica Industriale e concertazione ci porterebbero poi ad affrontare un altro tema, che deve avere uno sviluppo europeo: il coinvolgimento diretto ed istituzionale degli interessi e delle categorie, nella fattispecie delle organizzazioni datoriali e sindacali, come tra l’altro previsto dall’articolo 39 della Costituzione. Ma questo è un discorso che ci condurrebbe troppo lontano, portandoci anche ad affermare l’esigenza di una riforma della rappresentanza, vista ormai la palese incapacità e il fallimento dei partiti politici nel canalizzare la partecipazione dei cittadini produttori.

Ettore Rivabella

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