Roma, 20 apr – Negli States la chiamano “death of despair”, la morte prematura causata da consumo di droga e alcol che ha travolto un’intera generazione di bianchi americani. Il tutto condito da suicidi e disoccupazione dilagante. Secondo una ricerca condotta da alcuni economisti di Princeton, dal 1998 c’è stato un impressionante aumento della mortalità per i bianchi statunitensi dai 45 ai 54 anni. Come spiega Paolo Mastronilli, in un interessante reportage per La Stampa, “nel 1999 la mortalità tra i bianchi americani di età compresa fra 50 e 54 anni, con diploma di scuola superiore, era più bassa del 30% di quella degli afro americani: nel 2015 è diventata più alta del 30%. Dalla fine del secolo scorso, gli uomini e le donne bianche tra 45 e 54 anni d’età hanno vissuto un’impennata delle «death of despair»”. Le cronache dei giornali americani sono piene di storie che raccontano proprio questa tragica realtà. Negli ultimi dieci anni negli Usa sono morte, considerata soltanto la suddetta fascia di età, 400.000 persone per overdose, 250.000 per alcolismo, e 400.000 per suicidio.
Un altro studio, realizzato da Shannon Monnat professore della Pennsylvania State University, rivela che molti poveri e comunità bianche hanno votato Trump sperando di uscire dalla povertà e sfuggire alla dipendenza da alcol o droga. Tuttavia, l’attuale proposta di assistenza sanitaria repubblicana, sostenuta dal Presidente in carica, potrebbe causare tagli drammatici al trattamento delle tossicodipendenze e ai servizi di salute mentale. Secondo un’inchiesta della CNN, nel complesso gli americani bianchi continuano a vivere più a lungo in media rispetto agli americani neri. Ma questo divario di aspettativa di vita si sta riducendo sempre di più. E questo è dovuto proprio al fenomeno della death of despair, non tanto al miglioramento di condizioni di vita degli afroamericani.
Quali siano le cause reali di questo fenomeno è difficile dirlo con certezza, o meglio è complicato trovare un’unica motivazione. Quello che è certo è che negli Stati Uniti, soprattutto negli Stati più poveri, c’è stato (e perdura tuttora) un progressivo peggioramento delle condizioni di vita per i cittadini bianchi. I redditi hanno smesso in molti casi di aumentare da circa venti anni e la crisi economica iniziata nel 2008 ha ulteriormente aggravato la situazione.
Alessandro Della Guglia