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A ottobre la Libia chiuse il ponte gemello del Morandi per il rischio di crollo

by Lorenzo Zuppini
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Beida, 16 ago – Di ponti Morandi, costruiti come quello di Genova, nel mondo ce ne sono altri due. Uno a Maracaibo, in Venezuela, e un altro a Beida, in Libia, sulla strada che collega la città di Derna con il centro del Paese e poi si dirige a ovest verso Bengasi. Il ponte venezuelano è salito nei giorni scorsi agli onori delle cronache perché poco dopo essere inaugurato crollò in seguito all’urto con una petroliera. Ma anche il ponte libico, chiamato di Wadi al Kuf che è il secondo ponte più alto in Africa con una lunghezza di circa 282 metri e un’altezza di 160, non gode di ottima salute. E infatti da mesi la circolazione su quel ponte è stata interdetta.  
Le autorità di Beida, infatti, la scorsa settimana, quando nessuno poteva immaginare che a Genova ci sarebbe stato un disastro, avevano avvertito il governo centrale di Tripoli sulla pericolosità del loro ponte, temendo un crollo imminente. Ma già a ottobre dell’anno scorso le autorità della Libia orientale decisero di chiuderlo, per motivi di sicurezza. Era il 26 ottobre 2017, per la precisione, e il quotidiano libico Libya Observer dava conto della decisione delle autorità locali di vietare a qualsiasi veicolo di attraversare il ponte. Una scelta presa in seguito a ispezioni di sicurezza che avevano identificato potenziali fratture nel ponte.
L’8 agosto, cioè una settimana prima del tragico crollo di Genova, il sindaco di Beida, Ali Houssein Mohamed Abu Bakar, ha inviato una lettera al governo nella quale ha scritto: “La struttura è in condizioni pessime, le crepe aumentano e diverse parti in acciaio sono mancanti. Abbiamo chiesto un urgente intervento di manutenzione alla società italiana e con questa nostra comunicazione ci riteniamo assolti da ogni responsabilità in caso di una tragedia e Dio non voglia che accada”.
Anna Pedri
 

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3 comments

Fabrizio 16 Agosto 2018 - 9:58

E poi gli ac_coglioni dicono che la Libia non è…..”sicura”.

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Giorgio 16 Agosto 2018 - 10:02

In Libia -Paese che ha subito le “attenzioni” di Bombama, Sarko, Napolitano, Inghilterra per salvaguardare i diritti umani e la democrazia- interdicono l’accesso e da noi no. In Libia dopo le “cure” suddette c’è purtroppo uno stato devastato con le conseguenze che conosciamo ma comunque hanno verificato la pericolosità. In Italia Atlantia / Benetton ha fatto utili nel 2017 che fatica a fare una società finanziaria, ma pensavano di aspettare fino a settembre per fare qualche intervento relativo alla sicurezza cosi’ da raccogliere il massimo possibile dai caselli durante le vacanze…
Mi auguro che in questo caso la magistratura sia veloce e dura, consenta al Governo di prendersi di nuovo la concessione e non pagare un euro di indennità, anzi di fare affogare Atlantia con multe stratosferiche dando un esempio agli industriali che speculano sull’Italia: devono scomparire.
Se il titolo azionario va’ nel cesso forse è per dove è finito il loro maledetto ponte e non perchè il Governo ha deciso che per loro la festa è finita.

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angelo 16 Agosto 2018 - 1:45

E poi la libia non sarebbe un porto sicuro??? ma smettiamola di prenderci in giro !!

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