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Attacchi al petrolio saudita, l’Onu frena gli Usa: “Non è chiaro chi c’è dietro”

by Eugenio Palazzini
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petroliera

Roma, 16 set – I droni che sabato scorso hanno colpito due impianti petroliferi in Arabia Saudita? Gli Stati Uniti non anno dubbi: sono stati gli iraniani. A rivelarlo alla tv Abc è stato dapprima un funzionario della Casa Bianca, spiegando che Washington ritiene il raid effettuato dall’Iran con “droni e 20 missili cruise”. La stessa Riad non mostra di avere dubbi: “Le prime indagini indicano che le armi utilizzati negli attacchi di Abqaiq e Khurais (i due impianti colpiti) sono iraniane”, ha dichiarato il portavoce della coalizione a guida saudita, il colonnello Turkey al Maliki. Mentre Usa e Arabia Saudita, storici alleati sempre piuttosto decisi a puntare il dito contro l’Iran, lanciano accuse esplicite, a frenare sui responsabili degli attacchi sono le Nazioni Unite.

Non è interamente chiaro chi sia dietro l’attacco alle strutture petrolifere saudite”, ha detto Martin Griffiths, inviato speciale dell’Onu in Yemen, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza. Il diplomatico britannico, non tacciabile di vicinanza all’Iran, anche considerate le recenti frizioni tra Londra e Teheran, ha poi specificato che “gli attacchi rischiano di trascinare lo Yemen in una conflagrazione regionale”. Sta di fatto che l’Arabia Saudita insiste e puntualizza: “Dalle indagini risulta che le armi sono state prodotte in Iran e non sono partite dallo Yemen”.

Le “prove” mostrate dagli Usa

L’Iran ha invece fatto sapere stamattina, tramite il ministro degli Esteri Abbas Mussavi, che le accuse “non hanno senso”, sono “inaccettabili e infondate”, e al contempo fungono da pretesto per giustificare una rappresaglia contro Teheran. I guardiani della rivoluzione si sono poi detti “pronti alla guerra su larga scala”. Nel frattempo l’amministrazione degli Stati Uniti ha mostrato immagini satellitari che proverebbero le responsabilità dell’Iran oppure dell’Iraq. Sì, sono presunte prove un po’ confuse, perché le immagini dimostrerebbero come gli attacchi compiuti sabato sarebbero partiti da nord o nord-est.

La reazione russa

Intanto sia l’Unione Europea che la Russia hanno chiesto moderazione, per evitare un’escalation preoccupante nella regione e anche per scongiurare ulteriori impennate del prezzo del petrolio. Nel pomeriggio poi, in vista dell’incontro trilaterale ad Ankara con Iran e Turchia, la Russia ha ribadito la vicinanza a Teheran: “Le relazioni tra Russia e Iran si stanno sviluppando con molto successo, stiamo parlando di interazione politica. Stiamo cooperando attivamente sulla scena internazionale e sulla piattaforma delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni, tra cui l’Organizzazione di Shanghai per la Sicurezza”.

Eugenio Palazzini

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1 commento

michele 17 Settembre 2019 - 10:20

questo attacco dimostra che è possibile annientare l’economia delle petromonarchie in una manciata di minuti e trascinare nell’abisso la gioiosa macchina globocapitalista…tutto molto stupendo!!

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