E non solo quello: dietro all’assenza del nostro portavoce c’è la consapevolezza che, comunque vada, da Roma non arriveranno repliche. L’ennesima frustrazione delle già minime ambizioni italiane, che per quest’anno si concentravano tutte sulla presidenza di turno dell’Europa. Eppure dovremmo essere interessati più di ogni altra nazione all’esito del meeting russo – ucraino. Se non per volontà, quantomeno per necessità: l’Italia è il quarto partner economico della Federazione, ed alimenta un volume di commercio pari a 40 miliardi di euro. Giusto poco sotto la Germania, per intenderci. Che invece tutela a spron battuto il rapporto privilegiato con Mosca.
Le assurde sanzioni antirusse, alle quale Renzi si è supinamente adattato, rischiano di costarci due miliardi e mezzo di euro di export: in parole povere il fallimento di molte industrie meccaniche che esportano verso Mosca ed il ridimensionamento dell’export vinicolo, che fattura centinaia di milioni di euro. Senza contare i mercati minori, che comunque tengono a galla settori in sofferenza come quello orafo e il turismo di alto livello.
Francesco Benedetti