Berlino, 9 set – Ha suscitato scandalo un post su facebook di Sarah Rambatz, portavoce nazionale dell’organizzazione giovanile della Linke, nonché candidata per il suo partito alle prossime elezioni nel distretto elettorale di Amburgo. In un gruppo chiuso su facebook (peraltro molto schierato su posizioni anti-nazionali), la Rambatz si era infatti presa la libertà di consigliare “film anti-tedeschi e, in generale, film dove i tedeschi muoiono”. Mal gliene incolse, perché qualcuno ha avuto il tempo di “screenshottare” il post e di diffonderlo in rete, scatenando le ire di numerosi utenti facebookiani che si sono precipitati a insultarla sul suo profilo ufficiale.
Una volta che lo screenshot aveva fatto il giro della rete e le reazioni negative si erano fatte numerosissime, la Linke ha dovuto prendere posizione in merito alla vicenda: “Noi condanniamo queste esternazioni. Questo modo di pensare non ha nulla a che fare con le idee della Linke. Per questo abbiamo deciso che Sarah Rambatz, nel caso venisse eletta, dovrà rinunciare al mandato e, in ogni caso, a partire da adesso non è più autorizzata a condurre alcuna campagna elettorale”. Parole molto dure, a cui sono seguite quelle di Fabio de Masi, candidato di punta della Linke nella città anseatica: “Mi viene da vomitare a leggere certe cose. Comunque posso dire che si tratta di un caso unico e isolato”.
Siamo proprio sicuri che sia un caso isolato? In realtà, già in passato diversi politici della Linke erano inciampati in dichiarazioni o comportamenti chiaramente anti-tedeschi. A partire da Oliver Höffinghoff, consigliere comunale a Berlino, che – appena il giorno dopo lo scandalo della Rambatz! – ha consigliato su twitter il film tarantiniano Inglourious Basterds, chiosando: “Qui muoiono un sacco di tedeschi”. Ma ci sarebbe anche Isabelle Vandré, deputata al parlamento regionale del Brandeburgo, che nel novembre del 2015, durante una manifestazione a Francoforte sull’Oder, si era fatta immortalare in una foto vicino a uno striscione che recitava “We love Volkstod”, cioè “noi amiamo la morte del popolo [tedesco, ndr]”.
Non finisce qui: nel febbraio del 2014 Anne Helm, allora esponente dei pirati, ma ora politica della Linke, aveva partecipato – in veste di attivista Femen – a un’azione contro il ricordo delle vittime del bombardamento di Dresda. Sul suo petto nudo, la Helm aveva scritto “Thanks Bomber Harris”, inneggiando quindi al comandante in capo della Raf che aveva ordinato il massacro di decine di migliaia di civili inermi. Insomma, nonostante le dure parole di condanna da parte di alcuni uomini di partito, è evidente che la Linke ha più di qualche problema con il pensiero anti-nazionale e anti-tedesco.
Federico Pagi