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Così il Kenya punta sul caffè per aiutare la propria agricoltura

by Giuseppe De Santis
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caffè kenya

Roma, 20 set – Con un raccolto pari in media a 500mila tonnellate annue, il Kenya è un importante produttore di tè. Gli stessi kenyoti sono grandi consumatori della bevanda ambrata. Ciò che è meno noto è che il Kenya produce anche caffè. A differenza del tè, ne ricava però pochi benefici in termini economici e commerciali.

I motivi degli scarsi risultati sono da ricercarsi nel fatto che il Kenya vende in forma grezza la maggior parte della propria produzione. Non solo: la torrefazione e la trasformazione, che aggiungono valore, avvengono altrove. Una situazione chiaramente insostenibile, da cui l’obiettivo del governo di Kinshasa di puntare a ottenere maggiori benefici puntando su due strategie.

Le strategie per il caffè del Kenya

La prima riguarda la promozione della domanda interna, sia in termini di lavorazione che di consumo. Ad oggi, infatti, sulle 45mila tonnellate di caffè prodotte in Kenya ogni anno, solo un modesto 3% viene lavorato e consumato entro i confini nazionali. Si punta così a far salire tale percentuale almeno al 7% entro la fine del 2025. Il raggiungimento di questo obiettivo è importante per garantire stabilità e maggiori redditi specialmente per gli agricoltori, oggi esposti alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati internazionali senza poterne in alcun modo influenzare i costi. Non è un caso che altri grandi produttori di caffè quali, ad esempio, Brasile, Etiopia, Colombia e Guatemala siano anche importanti consumatori della scura bevanda.

Leggi anche: L’Africa che cresce: il poderoso sviluppo del Kenya

L’altra strategia posta in essere dall’esecutivo è quella di aggiungere valore alle produzioni, puntando sui vari passaggi della filiera. Al momento, come detto, il caffè del Kenya viene esportato in forma grezza. L’idea è quella non solo di trasformare in loco i chicchi ma arrivare anche a produrre i macchinari per uso domestico, così da creare un’industria intorno al prodotto e poter così godere di maggiori ricadute in termini di indotto.

Giuseppe De Santis

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