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Duterte contro i revisori contabili: “Vanno rapiti e torturati”

by Cristina Gauri
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Manila, 10 gen – Duterte colpisce ancora. Il controverso presidente filippino, famoso per le dichiarazioni estreme e per l’adozione di misure di governo ancora più estreme, ha rivolto i suoi strali contro Commission on Audit, l’agenzia indipendente incaricata di monitorare l’amministrazione del bilancio pubblico da parte del governo. Duterte, riferisce il sito di informazione Rappler, avrebbe lanciato un durissimo attacco contro i revisori dei conti statali durante lo svolgimento di un comizio, accusando i tre di “ostacolare l’attività dell’esecutivo”.

Le parole impiegate dal presidente filippino durante quel comizio sarebbero le seguenti: “Quelli della Commission on Audit hanno sempre qualcosa da ridire. Qualunque cosa faccia il mio governo, loro trovano sempre pretesti per avanzare critiche. Non ne posso più. Che ne dite se li faccio rapire e poi torturare? È quello che si meritano.” Egli avrebbe quindi più volte appellato i componenti dell’autorità indipendente come “figli di puttana”. Nelle scorse settimane i tre revisori avevano denunciato l’“endemica corruzione” dell’esecutivo di Manila.

Gli avversari politici di Duterte hanno subito espresso dure critiche nei confronti delle esternazioni del leader asiatico. Per Mar Roxas, membro del Partito liberale nonché candidato presidente sconfitto proprio da Duterte alle elezioni del 2016, si è trattato di una “brutale intimidazione nei riguardi di un’istituzione incaricata di assicurare la sana gestione delle risorse della collettività”, bollando come “abominevoli” le parole del capo dello Stato.

La Commission on Audit è solo l’ultimo bersaglio delle invettive di Duterte. Nei mesi precedenti, infatti, quest’ultimo aveva messo nel mirino i vescovi cattolici filippini (“La maggior parte dei preti è gay, quasi il 90% di loro, quindi non insistano a chiedermi moralità”, “I vostri vescovi ammazzateli. Questi non servono a nulla. L’unica cosa che sanno fare è criticare”) e diversi esponenti dei partiti di opposizione, giudicati dal leader di Manila “meritevoli di morte”.

Cristina Gauri

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