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La Grecia oggi al voto: Alexis Tsipras è al capolinea?

by Nicola Mattei
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Atene, 7 lug – Con qualche mese di anticipo rispetto alla data prevista (doveva essere settembre di quest’anno), si vota oggi in Grecia per il rinnovo del parlamento. 300 i seggi da assegnare, mentre i sondaggi danno come probabile un ribaltone a capo del nuovo governo ellenico.

Tsipras addio

A farne le spese dovrebbe essere il premier uscente Alexis Tsipras, l’uomo che ha portato la Grecia fuori dal programma di salvataggio accettando quasi tutti i memorandum imposti dalla Troika. Lasciando di sé una serie di macerie che parlano di una disoccupazione ancora vicina al 20%, un cittadino su tre a rischio povertà e un Pil che mostra timidi segnali di ripresa ma resta comunque di oltre il 40% superiore rispetto ai livelli pre-crisi.

Leggi anche – Dieci anni di crisi in Grecia: il fallimento dell’austerità

Nel frattempo, buona parte dell’economia ellenica è stata di fatto desertificata. Vuoi con cessioni all’estero – si veda alla voce aeroporti regionali, ceduti guarda caso ad una società tedesca – vuoi con misure draconiane come quella che permette il pignoramento della prima casa.

La Grecia vira a destra

Non sorprenderà, a questo punto, che i sondaggi diano in vantaggio Nea Dimokratia di Kyriakos Mitsotakis, che veleggia attorno al 35/40% dei consensi, mentre Syriza non dovrebbe superare il 30% delle preferenze. Considerando che il sistema elettorale è un proporzionale con soglia di sbarramento al 3% e premio di maggioranza di 50 seggi, significa che la formazione di centrodestra potrebbe addirittura governare senza dover formare alcuna coalizione.

La probabile affermazione di Nea Dimokratia politicamente suona quasi come un (beffardo) ritorno al passato, dato che il partito fu uno dei partiti all’epoca responsabili della situazione che si è venuta a creare nel Paese e che ha portato all’intervento di Ue, Bce e Fmi.

Al contrario di ND, che è riuscita a sopravvivere nonostante importanti responsabilità nella crisi, a scomparire dai radar è stato il Partito socialista Pasok, che dovrebbe comunque entrare in parlamento sia pur all’interno di una coalizione che dovrebbe raccogliere fra il 7 e l’8% dei voti. Male invece Alba Dorata, che dopo il crollo alle europee (voti dimezzati) perderà la posizione riuscendo comunque, sia pur di poco, a superare la soglia di sbarramento ed eleggere propri rappresentanti.

Nicola Mattei

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1 commento

Cesare 7 Luglio 2019 - 2:05

Probabile che questa “Nea Dimokratia” visto che ha responsabilità passate sia solo una soluzione gattopardesca delle oligarchie occulte straniere che si sono comperate la Grecia per “cambiare” affinchè nulla cambi??

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