Roma, 19 feb – Basta una biglia per far muovere in mille diverse direzioni un gruppo di biglie immobili. Un solo lancio può provocare il caos: l’imprevedibile ha in sé un che di previsto, di calcolato. Persino il caos può farsi tattica e strategia, se la mano che lo aziona ha una disegno in mente.
Quello che è accaduto con gli attentati di Parigi ha qualcosa di simile al gioco delle biglie. Quel tipo di attacchi, legati in modo anche impreciso all’Isis e all’estremismo islamico, hanno certamente una funzione dimostrativa. Lo scopo primario non è tanto terrorizzare la popolazione quanto eccitare e stimolare l’azione di altre cellule militari fondamentaliste dislocate in tutta Europa. Così è seguita Copenaghen e prossimamente toccherà a Berlino, Bruxelles o magari Oslo o Roma. Le biglie, non viste, stanno rotolando.
Sono ferite inferte al corpo dell’Europa allo scopo di alzare la tensione, fino a provocare una mobilitazione del fondamentalismo islamico militante su ampia scala. A chiunque non sia cieco e prevenuto risulterà evidente che Isis e suoi emuli in Europa (non in Usa, si badi) sono in guerra principalmente contro l’Islam sunnita e sciita, nel tentativo di imporre una lettura fondamentalista del Corano, più vicina a Stati come Arabia Saudita e Qatar.
La questione libica è destinata a inclinare il piano in cui le biglie si muovono. Sono in gioco gli interessi italiani nel Mediterraneo e non è certamente un caso che l’Isis si sia insinuato strategicamente in quel paese, dove la sciagurata missione di Francia, Inghilterra e Usa ha ampiamente preparato il terreno all’attuale caos politico e militare. Si dirà che anche l’Italia partecipò all’attacco che portò alla fine di Gheddafi: ebbene l’Italia si è dimostrata doppiamente inetta perché non difese allora un paese amico durante la guerra, e non fu in grado di tutelare i suoi interessi terminata la vicenda politica del Rais. Oggi l’Italia rimpiange Gheddafi. Rimpiange i contratti milionari per infrastrutture e import-export, rimpiange il freno all’immigrazione clandestina e sta imparando a rimpiangere i tempi in cui la Libia era un paese pacifico.
L’Isis appare sempre più vicino alle coste italiane e le minacce si fanno sempre più pressanti. Lo scacchiere geopolitico è tutto centrato sul Mediterraneo: il mare in cui si affacciano i principali interessi strategici italiani. In seguito alla conquista degli uffici preposti la prospettiva è che l’Isis riesca a infiltrare in Italia ed Europa suoi uomini forniti di regolare passaporto libico. Questo significherebbe un cambio di qualità e intensità nel livello di attacchi all’Europa tutta. Il piano delle biglie si sta inclinando.
In tutto questo il governo Renzi appare indeciso e incapace. L’unica prospettiva seria è quella di arrestare il movimento delle biglie, di entrare nel tavolo da gioco con interventi mirati e chirurgici. L’Egitto sta fornendo un’importante sponda militare e politica all’Italia e ora tocca al governo scegliere di agire militarmente a tutela dello Stato e dei suoi interessi prevenendo danni ben peggiori che lo sbarco di cellule fondamentaliste potrebbe causare.
L’Italia è sola nel Mediterraneo, abbandonata dai suoi “partner” europei, coloro che l’hanno condotta a questa situazione con la loro disastrosa strategia nel 2011. Perciò il governo non può sperare nell’aiuto di nessuno in sede Nato o Onu. Ora è il tempo di agire rapidamente e con progettualità, cooperando con coloro che nel Mediterraneo sono ancora amici dell’Italia e ne condividono interessi e obiettivi.
Frenare il movimento delle biglie è di vitale importanza.
Francesco Boco