Home » Il Kenya punta sulle rinnovabili per coprire il suo fabbisogno di energia

Il Kenya punta sulle rinnovabili per coprire il suo fabbisogno di energia

by Giuseppe De Santis
2 comments
kenya energie rinnovabili

Roma, 19 mag – Come tante nazioni africane anche il Kenya ha il problema di rispondere ad una necessità di energia elettrica in continua crescita. Per soddisfare questo fabbisogno, sta ricorrendo massicciamente alle fonti rinnovabili. In passato buona parte dell’energia prodotta proveniva da centrali idroelettriche che al momento producono 743 megawatt, ma negli ultimi anni il governo ha puntato sempre di più su altre fonti quali il solare, l’eolico e il geotermico.

Dal solare all’eolico

Nonostante il Kenya abbia il potenziale di produrre dai 4 ai 6 kilowatt all’ora al metro quadrato, al momento la produzione di energia solare è piuttosto limitata e viene usata per alimentare impianti di telecomunicazione, protezione di oleodotti, illuminazione e pompaggio dell’acqua. Il governo vuole fare di più e per tale motivo ha eliminato non solo i dazi sull’importazione di materiale fotovoltaico, ma anche l’imposta sul valore aggiunto. Per quanto riguarda l’energia eolica il Kenya è piuttosto avanti rispetto a diversi Stati africani: sul lago Turkana si trova la più grande centrale eolica dell’Africa e altri parchi sono presenti in altre zone del Paese.

Il potenziale geotermico del Kenya

La produzione di energia geotermica invece è per certi versi sorprendente visto che il Kenya è una delle poche nazioni continente nero che fa affidamento su questa forma rinnovabile dal basso impatto ambientale: lo sfruttamento di tale fonte di energia è stato possibile grazie all’aiuto fornito dalla Japan International Cooperation Agency. Il Kenya, nella regione del Rift Valley, ha un potenziale geotermico importante che, se sfruttato in pieno, permetterebbe non solo di coprire il fabbisogno nazionale ma anche di esportare elettricità all’estero.
Al momento gli investimenti nel settore hanno permesso al Kenya di installare 823 megawatt, che fanno della nazione africana la settima al mondo per la produzione di energia geotermica. Per capire l’entità di questa espansione basti pensare che nel 2010 il Kenya aveva solo 198 megawatt installati: questo dimostra l’enorme crescita che il settore ha avuto e, se gli investimenti continuano allo stesso ritmo, il Kenya potrà raggiungere l’obiettivo di produrre tutta l’energia consumata da fonti rinnovabili.
Giuseppe De Santis

You may also like

2 comments

Antonio 19 Maggio 2020 - 7:27

Il costo marginale del Kwh da rinnovabili è inferiore a quello di qualsiasi fonte fossile per cui è giusto investire nelle rinnovabili in tutte le sue forme. I paesi africani hanno una maggiore insolazione per cui è più che giusto investire nel fotovoltaico. Questi impianti nel corso degli anni sono diventati più efficienti perché la ricerca è continua e i costi sono diminuiti anche per i maggiori volumi. Ricordo che in Africa si potrebbero fare tanti impianti di solare termodinamico o CSP. Questi sfruttano la tecnologia messa a punto da Rubia un po’ di anni fa. A seconda del fluido usato si differenzia la tecnologia. In Italia purtroppo l’ associazione di categoria si è appena sciolta a causa della burocrazia che ha impedito il rilascio delle autorizzazioni. Non è un caso che in prospettiva i leader di settore diventeranno i cinesi. Un po’ di anni addietro un pool di aziende europee ha cercato di realizzare il progetto desertec nel deserto del nord Africa. L’ instabilità politica di questi paesi con la rivoluzione dei gelsomini ha portato al fallimento dell’ iniziativa, un vero peccato. Per il prossimo futuro vedo il completo azzeramento di tutte le fonti fossili, nessuna esclusa e l’ esplosione dell’ economia dell’idrogeno pulito. Questo vettore energetico sarà utilizzato non solo nei trasporti ma in tanti settori industriali e arriverà anche alle caldaie di casa. Ho conseguito la laurea in ing. meccanica a Pisa nel 1982 con una tesi su idrogeno e rinnovabili in collaborazione con Enel per rendere autonoma dal punto di vista energetico l’isola della Gorgona a largo di Livorno. Vorrei ricordare il relatore l’esimio prof. Dino Dini che aveva lavorato al Jet Propultion Laboratory di Pasadena NASA per diversi anni dove di idrogeno e rinnovabili ne aveva visto tante. A Pisa aveva la cattedra di macchine e quella di missilistica. Saluti Antonio Saullo

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati