Roma, 30 sett – Per il governo americano si avvicina sempre di più l’ipotesi dello shutdown. Il tempo stringe: il nuovo anno fiscale inizia il primo ottobre e salvo accordi in extremis entro la mezzanotte di oggi la paralisi (parziale) dei servizi federali diverrà realtà.
Verso lo shutdown
La linea dura dell’ala Maga del partito repubblicano – quella più vicini all’ex presidente Donald Trump, per intenderci – sta avendo la meglio, con il risultato di affossare il tentativo di intesa da parte dello speaker della Camera Kevin McCarthy. Al centro delle rivendicazioni maggiori tagli alla spese e lo stanziamento di fondi per la messa in sicurezza del confine con il Messico. Senza un accordo sul bilancio gli Stati Uniti si preparano a entrare in shutdown. Quest’ultimo è una sorta di congelamento della macchina statale, dove si verifica una chiusura parziale delle attività federali considerata non essenziali. Almeno fino a quando entrambi i rami del Congresso non approvano il bilancio in via definitiva. Tra i servizi che non vengono coinvolti vi sono quelli postali, di riscossione dei tributi, di assistenza medica, i servizi prestati dalle forze di polizia, militari e vigili del fuoco, il controllo del traffico aereo e i servizi meteorologici.
I democratici danno la colpa ai repubblicani
Quello dello shutdown non è un evento così eccezionale. Infatti, a partire dal 1976 si è verificato in ben venti casi. Nel settembre di due anni fa, il presidente Joe Biden riuscì a evitarlo facendosi scudo delle difficoltà legate al periodo pandemico. Questa volta Biden ha invece addossato la colpa sui repubblicani per il mancato accordo. Dello stesso tono il portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby: “Non c’è molto che possiamo fare alla Casa Bianca. È una lotta tra McCarthy ed un piccolo gruppo di repubblicani della Camera che vogliono tenere in ostaggio l’intero governo, sono loro a dover risolvere questo problema”.
Michele Iozzino