Damasco, 7 mar. – Da qualche ora circola la notizia che dopo mesi di progettazione e lavori per pianificare in tutto, il 75 ° Reggimento Ranger sia stato dispiegato in Siria per partecipare attivamente alla guerra contro l’Isis arroccato nella capitale del sedicente califfato, Raqqa. E’ ancora poco più che una indiscrezione, trapelata dagli ambienti militari statunitensi, tra i veterani dell’Iraq ed ex membri delle forze speciali Usa. Tuttavia il tam tam mediatico lascia presupporre che ci sia un fondamento più che reale dato che, non era invece un segreto, da molti mesi membri delle forze speciali Usa addestravano e combattevano al fianco dei guerriglieri curdi conto l’Isis ma anche contro le forze di sicurezza siriane.
A dissipare i dubbi una foto apparsa nelle scorse ore di veicoli blindati “Strykers” in marcia verso Manbij una piccola ma strategica cittadina siriana al confine tra il governatorato di Aleppo e quello di Raqqa conquistata dalle forze curde aiutate da elementi della Combined Joint Task Force a guida Usa. Questo avviene settimane dopo il reale arrivo dei Rangers in teatro operativo, arrivo che sarebbe stato effettuato da elementi del 75 ° Reggimento Ranger con “Strykers” a seguito attraverso il Kurdistan.Osservando l’insegna sul retro della Stryker, si nota che questo mezzo appartenga al 3rd battaglione Ranger di Fort Benning in Georgia, specifica che trova conferma in molte fonti e viene data per certa dall’analista militare Jack Murph, veterano con di otto anni di esperienza nelle Army Special Operations che ha servito come un cecchino e Team Leader proprio nel 3 ° battaglione Ranger e come Senior Weapons Sergeant di una squadra del Military Free Fall Team del 5 ° Gruppo Forze Speciali. Dopo aver lasciato l’esercito nel 2010, si è laureato alla Columbia con una laurea in scienze politiche e si è dato alla pubblicazione di numerosissimi testi e analisi sulla guerra contemporanea e sull’anti terrorismo.
Un’intervento diretto in territorio siriano mirato a supportare e garantire al nascente Kurdistan di Siria una base territoriale valida a vantare diritti in un eventuale prossimo tavolo di trattative internazionale come annunciato anche dal generale americano Stephen Townsend, a capo della coalizione internazionale che combatte l‘Isis, ed a vincere la corsa per la liberazione della capitale del Califfato contro i Turchi, entrati intanto, da qualche settimana anche loro in Siria, con l’operazione “Scudo dell’Eufrate” che mira anch’essa a Raqqa, ma invece punta a spezzare e marginalizzare lo stato e le ambizioni territoriali curde. Tuttavia non si può non notare come la partita per il controllo del nord est siriano si giochi in una palese violazione della sovranità della Repubblica Araba di Siria e in aperta ingerenza con gli affari interni dello stato del presidente Assad che deve ancora fronteggiare l’opposizione terroristica degli elementi del cosiddetto Free Syrian Army che prestano aiuto tanto ai curdi quanto ai turchi, che alle frange islamiste del fronte Al- Nusra.
Alberto Palladino