Roma, 23 gen – Anche Vox è incappato nella censura social. Ma questa volta di mezzo non c’è Facebook, bensì Twitter che ha deciso di impedire al partito sovranista spagnolo di pubblicare e inviare messaggi per 24 ore. Una decisione presa, stando a quanto riferisce El Pais, a causa della violazione da parte di Vox dei parametri del social network. Nello specifico l’account ufficiale del partito sarebbe stato sospeso per “incitamento all’odio”. Posto che al solito ci ritroviamo di fronte al metro arbitrario di una multinazionale che tende a non fornire specifiche delucidazioni, in cosa consiste esattamente questo ipotetico incitamento all’odio?
Lo scontro con la portavoce socialista
Tutto nasce da un tweet di Vox pubblicato sabato scorso in risposta ad Adriana Lastra. La portavoce del Partito socialista spagnola, in un precedente post, aveva scritto che Vox “non sopporta il collettivo LGBTI, non sopporta il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non sopporta l’uguaglianza tra donne e uomini” e dunque le sue idee sono “retrograde”. La risposta di Vox non si è fatta attendere ed è arrivata dall’account ufficiale del partito di Santiago Abascal: “Ciò che non possiamo sopportare è che tu entri nella nostra casa e ci dica come dobbiamo vivere e come dobbiamo educare i nostri figli. E ancora meno che con i soldi pubblici promuovi la pedofilia”. Il riferimento finale ha fatto scattare immediatamente un reclamo ma Twitter non ha preso provvedimenti, non rilevando alcuna “violazione delle regole”.
Il primo caso spagnolo
Poi il social ha cambiato idea, sostenendo il contrario e provvedendo al blocco dell’account di Vox, invitando il partito spagnolo a rimuovere quel post pena la sospensione prolungata o peggio definitiva. Vox si è rifiutato di procedere all’eliminazione del messaggio incriminato e attraverso un altro account ha denunciato “la censura di Twitter”. Il problema è che il partito sovranista ha circa 400mila follower su Twitter e alle elezioni generali dello scorso novembre ha ottenuto il 15,1% dei voti conquistando ben 53 seggi. Dunque potrebbe pagare un alto prezzo in termini di visibilità politica. Come sottolineato da alcuni media locali, in Spagna si tratta però del primo esempio di “guerra” mediatica tra un movimento politico e un social network. E guarda caso è ancora una volta un movimento non allineato al pensiero politicamente corretto ad essere preso di mira.
Eugenio Palazzini