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Ridurre le importazioni di mais per ottenere l’autosufficienza alimentare: il caso Zimbabwe

by Giuseppe De Santis
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Roma, 4 feb – L’autosufficienza alimentare è un passo essenziale se si vuole eliminare il problema della fame, visto che permette di avere cibo a prezzi accessibili e previene i problemi che generati dall’acquisto di derrate alimentari dall’estero. Il governo della Zimbabwe sembra aver capito l’importanza che riveste l’agricoltura nello sviluppo del Paese, tanto che si è già impegnato a raggiungere l’autosufficienza nella produzione di grano e ad aumentare la produzione di latte e adesso punta a incrementare sempre più la produzione di mais.

Zimbabwe, primi (importanti) passi per l’autosufficienza alimentare

Si tratta di una decisione rilevante visto che il mais è alla base dell’alimentazione degli abitanti di questa nazione africana e un aumentarne la produzione permette di risparmiare valuta pregiata, senza contare che problemi nella produzione dei Paesi esportatori arrecherebbero seri danni allo Zimbabwe.

Il governo di Harare ha introdotto un nuovo metodo di coltivazione che permette di mantenere le piante di mais idratate più a lungo, così da garantire la loro crescita anche in caso di siccità. Ai contadini fornisce poi sementi e fertilizzanti per incentivare le coltivazioni. Una politica che ha iniziato a dare buoni frutti: la produzione di mais è salita da 1,16 tonnellate a 5,3 tonnellate per ettaro, permettendo di ridurre i costi delle importazioni di mais da 111,3 milioni di dollari a 31,9 milioni di dollari, un calo del 71%. E’ senz’altro un risultato notevole se si pensa che lo Zimbabwe ha una forte carenza di valuta pregiata. Ovviamente però c’è ancora molto da fare, ma puntare a l’autosufficienza nella produzione di mais, a ben vedere, è già un primo passo necessario.

Leggi anche: Zimbabwe, lo strano caso della moneta d’oro per ridurre l’inflazione

Giuseppe De Santis

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