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Un invito che non si può rifiutare: come De Rossi ha cambiato la Roma

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Roma, 25 feb – Quattro vittorie in cinque partite, Napoli, Lazio e Fiorentina scavalcate, zona Champions avvicinata. Aggiungiamoci poi il biglietto per gli ottavi di Europa League, ottenuto con due pareggi figli di prestazioni positive. In una quarantina di giorni Daniele De Rossi ha cambiato faccia alla Roma. E reso (molto) meno traumatica l’ormai inevitabile caduta del precedente regno Mourinho. Cosa non così scontata, anche se sei DDR. Ma andiamo con ordine.

Dallo Special One a De Rossi:  «La Roma non si rifiuta»

Facciamo un passo indietro. A un certo punto della scorsa stagione il portoghese, la squadra e i suoi tifosi – visti dall’esterno – sembravano una cosa sola. Ma la linea comunicativa del tecnico di Setubal, così poco gradita dai Friedkin e fattasi ancora più ardita dopo la finale di Budapest, ha sparigliato le carte in tavola. Almeno nel rapporto tra allenatore e società. Quest’anno il ritardo in campionato e l’eliminazione in Coppa Italia – da parte della Lazio – hanno fatto quindi saltare il banco. Dai ventisei titoli dello Special One alla breve e infelice esperienza cadetta del fu Capitan Futuro è stato – per tutto l’ambiente – un bel salto nel vuoto. Nonostante nella giallorossa Triade capitolina del nuovo millennio insieme a Mou e Francesco Totti ci sia proprio lo storico numero 16.

Il rischio che da entrambe le parti fosse stato fatto il passo più lungo della gamba era concreto. Ma già dalla conferenza stampa di presentazione si doveva comprendere la determinazione di De Rossi. Con quel «La Roma non si rifiuta» sarebbe andato oltre ogni ovvia difficoltà. E fin dalle prime scelte si è capito quanto Daniele da Ostia già conoscesse i suoi uomini.

Ogni casa si costruisce dalle fondamenta. Dal 3-5-2 ecco il passaggio a una più saggia difesa a quattro. Non per il valore assoluto del suddetto sistema tattico, ma per l’assenza in rosa di quinti che possano qualitativamente coprire cento metri di campo. Da un calcio pratico, basato su ripartenze e transizioni – già quindici anni fa Mourinho catechizzava giocatori e stampa sulla loro importanza – a una gestione più ricercata della sfera.

Un 4-3-3 ancora da assimilare

In queste prima uscite De Rossi ha sempre schierato la sua Roma con un volenteroso 4-3-3. Sebbene Pellegrini e soci provino a tenere il pallino del gioco (con le piccole possesso palla medio del 60%), si deve ancora registrare qualcosa nella fase difensiva. Verona, Salernitana e Frosinone sono arrivate troppo facilmente – e troppo spesso – alla conclusione verso la porta dei capitolini. Niente che non si possa risolvere con il lavoro, difetti eliminabili quando i meccanismi saranno a regime. La Curva Sud può sorridere insomma. Anche perché finora contiamo ben quattro vittorie.

Risposte se vogliamo ancora migliori sono arrivate nelle tre partite in cui l’asticella si è alzata – Inter e il doppio impegno contro il Feyenoord. Se in Europa League DDR ha saputo leggere al meglio l’avversario e adattarsi a dovere, nella sfida del 10 febbraio i giallorossi per un tempo sono riusciti “nell’impresa” di mettere sotto la capolista. Nel gioco e nel risultato. Solo 45’ è vero, ma – per lo meno in Italia – nessuno aveva mai messo così in difficoltà i lanciatissimi meneghini.

De Rossi e il futuro: sarà la Roma di Baldanzi?

E se Lukaku non si fosse fatto ancora una volta piccolo piccolo di fronte alla sua ex squadra, la Lupa avrebbe strappato un punto anche a Simone Inzaghi. A proposito, proprio la sostituzione del deludente belga nell’ultimo turno di campionato ha silenziosamente dimostrato che De Rossi nella Roma non accetta primedonne. A livello mediatico poi un altro cambio di rotta rispetto al predecessore. Per un Mourinho che spesso e volentieri metteva pubblicamente i giocatori di fronte alle loro responsabilità (leggere, ad esempio, alla voce disfatta di Bodø) c’è oggi un tecnico che pur di difendere i giocatori si prende altrui colpe – come sul marchiano errore di Llorente a Rotterdam.

Chiudiamo, come ci piace fare, in ottica Nazionale. Sì, perché DDR ha innanzitutto rivitalizzato un certo Lorenzo Pellegrini. Infine, voluto proprio da Capitan Futuro, nella capitale può davvero esplodere tutto il talento di Tommaso Baldanzi. Esterno nel tridente o in appoggio al centravanti in un possibile albero di Natale poco importa. Le intenzioni di De Rossi sembrano buone d’altronde: «è stato comprato per essere il futuro titolare della Roma e della Nazionale». Chi ben comincia…

Marco Battistini

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