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A PROPOSITO DELLA “WORLD HISTORY”

by Redazione
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È di quest’ultimi mesi la polemica riguardante le Nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di studi delle scuole elementari e medie. In particolare sono state le linee guida per l’insegnamento della Storia ad aver scatenato un vespaio di critiche contro Valditara e la Commissione incaricata di redigerle.

Si è subito sollevata l’accusa di voler creare una “scuola sovranista”, tanto che le associazioni di settore, definendo le Indicazioni Nazionali «un documento fondante della Scuola per rispondere alle emergenze educative del proprio tempo», hanno affermato che le stesse «non possono essere sottoposte a un processo di revisione unidirezionale, ideologico, identitario, anacronistico». Argomento del contendere è l’abolizione della “Geostoria”, con la volontà da parte del Ministro dell’Istruzione di ridare più centralità alla storia d’Italia (nell’ambito della storia europea e occidentale) e al legame con il nostro passato greco-latino.

Immediatamente da sinistra è partito il fuoco incrociato contro il Governo accusato di “svolta conservatrice”, “idee reazionarie”, “nostalgia passatista”, “scuola da piccolo mondo antico”, “revival umanistico anacronistico di recupero dell’Occidente, quando la globalizzazione sembra provincializzare l’Occidente stesso”.

A rincarare la dose ci ha pensato l’Istituto Parri per la storia della Resistenza, che ha parlato di “pura e semplice propaganda”, di “autocelebrazione nazionale” e di “assimilazione culturale” con lo scopo di privilegiare «fatti e figure eroiche funzionali a un racconto edificante della nazione, a scapito di un’analisi critica dei processi storici»; la colpa di Valditara è quella di voler riproporre un’anacronistica idea di nazione «ormai ampiamente superata dalla ricerca storica contemporanea, in un’epoca di conoscenze sempre più aperte alle relazioni sovranazionali e globali».

Per i soloni dell’Istituto Parri le Cinque giornate di Milano, Silvio Pellico incarcerato nello Spielberg, i martiri di Belfiore o la spedizione dei Mille non sono altro che “fiabe patriottiche” incapaci di creare “cittadini consapevoli”. Ora, a parte lo sfregio alla memoria di tanti grandi italiani che hanno dato la vita per il nostro Paese, queste polemiche non solo tradiscono “un’ostilità a prescindere” – come ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera – per fare guerra all’attuale maggioranza parlamentare, ma anche una specifica forma mentis ideologica e cioè un atteggiamento sostanzialmente anti-italiano e anti-occidentale.

Alla base di questa ideologia vi è appunto la World History o Big History, definita su Wikipedia come quel “campo storiografico, affermatosi nelle Università americane a partire dagli anni Ottanta del XX secolo (tanto da aver ormai sostituito i corsi di civiltà occidentale), che analizza eventi, fenomeni e processi storici su scala mondiale”. Esso è basato su di un approccio transnazionale e comparativo, andando oltre l’eurocentrismo, per “ricomprendere le interconnessioni e le influenze reciproche tra diverse regioni del mondo come risposta alla crescente globalizzazione” ponendo al centro temi quali le migrazioni, il commercio, la diffusione di idee e tecnologie, l’impatto ambientale su scala planetaria.

Non è un caso che questo approccio piaccia tanto alla Sinistra nostrana, che vede nello Stato nazionale il nemico pubblico numero uno (tanto da aver accusato Valditara di voler colonizzare i manuali scolastici con una narrazione nazional-conservatrice), abbracciando in toto quel decostruzionismo caratterizzante la nuova “Ideologia Europea” di base marxista il cui egualitarismo «non ammette distinzioni di civiltà, appartenenza comunitaria, diritti di cittadinanza, morale, economia, politica; mentre i Valori non universalizzabili diventano disvalori», insomma tutto ciò che puzza di “sangue e suolo”.

Sul sito linkiesta vengono sciorinati i motivi per cui andare contro questa riforma: si fa leva sull’immancabile globalizzazione che ha creato un mondo interconnesso, sull’identità culturale meticcia di tutti noi («non è con il ritorno al presepe che si risolve il problema della scuola italiana») e le nostre classi multietniche, sulla solita solfa degli studenti di oggi “cittadini del mondo”. Secondo lorsignori l’errore che si sta facendo è quello di «circoscrivere entro le frontiere occidentali ogni approfondimento e conoscenza», mentre ci vuole «un bagno nella contemporaneità senza lacci e senza limiti […] più patria e meno mondo non ha senso».

A questo punto sorge spontanea una domanda: ma la scuola pubblica italiana a cosa deve servire? Una risposta ce l’ha data la compianta Ida Magli: «Dunque la scuola di stato mancherebbe al suo dovere e al suo scopo fondamentale se non formasse cittadini “italiani”. Questo significa che la lingua che si parla è quella italiana mentre qualsiasi altra lingua viene appresa come aggiuntiva, ma non è indispensabile a formare il cittadino italiano. È evidente che anche la storia non può non essere esposta da ciò che ha preceduto e ha accompagnato la storia dell’Italia […] Per la geografia, poi, per l’essere umano l’orientamento (e la geografia è prima di tutto orientamento) avviene sempre istintivamente partendo dalla propria posizione sul pianeta per cui è naturale oltre che utile ai cittadini italiani conoscere bene prima di tutto il proprio territorio, per allargare poi la conoscenza agli altri Stati e agli altri Continenti».

Proprio sul rischio di semplificare eccessivamente i fenomeni storici appiattendo la narrazione storica, conseguenza di un approccio globale alla materia, ha posto l’accento Ernesto Galli della Loggia, il quale su ilriformista si è domandato: «Che cosa è il mondo, se non un insieme di singoli territori ognuno con le sue specifiche vicende? Dovremmo forse studiarle tutte? Sarebbe certo utile e interessante ma potremmo mai farlo senza doverci accontentare di poche notizie alla fine insignificanti? Non potendo studiare tutto, non è forse più sensato studiare bene la nostra storia e quella delle aree storico culturali con cui abbiamo avuto un rapporto più profondo, duraturo, determinante?».

Non l’avesse mai fatto! Immediatamente è stato additato come un suprematista occidentale, reo di aver difeso le sue posizioni riguardo l’incipit della relazione per le Indicazioni Nazionali – alla cui stesura ha contribuito in quanto membro della Commissione – “solo l’Occidente conosce la Storia”, tanto che sul sito del giornale Domani è stata pubblicata una contro-arringa in cui si elencano tutta una serie di autori cinesi, persiani, islamici, sovrani indiani e giapponesi per dimostrare quanto noi europei siamo sopravvalutati e dal punto di vista culturale irriconoscenti verso gli altri popoli della Terra.

Un passaggio dell’articolo, degno della migliore cultura woke, fa notare che «Nel XII secolo il filosofo ebreo Maimonide, costretto a fuggire dall’intolleranza dell’Europa, trovò rifugio alla corte di Saladino. Mentre Giordano Bruno ardeva sul rogo a Campo dei Fiori, l’imperatore moghul Akbar affermava la necessità di un dialogo tra le diverse religioni dell’India»; persino gli antichi regni e villaggi africani erano più democratici dell’Atene di Pericle, prima che i colonialisti europei arrivassero a rovinare tutto!

Per concludere, lo spettacolo a cui stiamo assistendo nelle nostre scuole e università, dove imperversano cancel culture e oicofobia, sta portando il livello d’istruzione (o sarebbe meglio dire “di distruzione”) a livelli infimi. In Ragazza magica Jovanotti cantava “a forza di essere molto informato so poco di tutto” e in effetti questo può essere considerato il perfetto ritratto del semicolto odierno.

 

Fonti: Nostalgia canaglia. I rischi dell’educazione passatista e italocentrica nell’era della globalizzazione, linkiesta.it (20/01/2025); L’Ideologia Europea e il rifiuto dell’identità nazionale: una cultura totalitaria, HuffingtonPost.it (06/03/2025); “La Storia a scuola diventa collezione di fiabe patriottiche”: la Rete per la Storia della Resistenza contro le Indicazioni Nazionali, ilfattoquotidiano.it (13/03/2025); Indicazioni Nazionali, Galli della Loggia: c’è ostilità a prescindere, non abbiamo detto che solo l’Occidente ha una Storia, tecnicadellascuola.it (25/03/2025); Se Galli della Loggia insiste sulla (falsa) supremazia dell’Occidente, editorialedomani.it (15/04/2025).

 

Gianluca Rizzi

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