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La scuola pubblica italiana non è più italiana

by Redazione
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Madrase d'Italia

Uno spettro si aggira per l’Italia: lo spettro dell’insegnante progressista.  scuola

Come è noto la dirigenza della scuola “Iqbal Masih” di Pioltello ha deciso la chiusura dell’istituto il 10 aprile scorso, giorno della festività di fine Ramadan, con una delibera votata all’unanimità dal Consiglio docenti; questa scelta, ovviamente, ha generato delle polemiche nonché le proteste dei genitori degli alunni, ma il preside è stato irremovibile definendola “una scelta didattica e non religiosa”. Una motivazione dettata principalmente dal fatto che il 40% degli studenti, essendo di fede musulmana, avrebbero saltato le lezioni per quella giornata lasciando le aule semivuote ed anche per dare un segnale di integrazione e inclusione…bontà loro. 

Inoltre l’amministrazione scolastica ha preteso e imposto ai genitori in disaccordo di cancellare da Facebook, di fatto censurando, i loro post di protesta, mentre i sindacati FLC, CGIL e Camera del lavoro si sono schierati in presidio al fianco degli insegnanti e del Dirigente e i tre parroci di Pioltello hanno definito la decisione presa dall’istituto come “legittima e coerente con la realtà territoriale” del Comune milanese. Sono intervenuti anche i rappresentanti delle comunità islamiche locali che hanno bollato le proteste come “medievali”, forti dell’appoggio ricevuto da Mattarella, ormai vero leader dell’opposizione a questo governo, che si è espresso in favore degli insegnanti dell’Istituto comprensivo. La reazione del ministro Valditara è stata alquanto debole, incentrata sulle parole d’ordine di accoglienza, solidarietà e dialogo.

L’episodio di Pioltello ha dato il via ad una gara di solidarietà e integrazione in varie scuole italiane da nord a sud. A parte il caso dell’Università per stranieri di Siena del solito anti-italiano Montanari, che ha fatto da apri-fila a simili richieste in altri Atenei e Politecnici, a Perugia, ad esempio, la Dirigente scolastica della scuola primaria “Pestalozzi” si è detta contenta del fatto che in una classe del suo istituto ci sia solo una bambina italiana su una totalità di alunni stranieri; a Mazara del Vallo, invece, la scuola “Borsellino-Ajello” ha ospitato nel proprio cortile la festa per la fine del Ramadan con tutte le famiglie degli scolari musulmani, iniziativa che ha raccolto il plauso anche del Sindaco; in un Istituto comprensivo di Villanterio, in provincia di Pavia, tutti gli studenti sono stati accolti all’ingresso da musiche arabe per l’inizio delle festività islamiche; infine ad Abbiategrasso nella scuola superiore “Bachelet” si terranno corsi di lingua e cultura araba e un laboratorio per imparare ad indossare il velo islamico…alla faccia delle donne iraniane!

La cosa veramente insopportabile di tutto ciò è che tali iniziative si siano svolte in nome dell’accoglienza e della libertà religiosa; peccato che queste scuole sono le stesse che ogni anno si coprono di ridicolo abolendo il Natale e la Pasqua e osteggiando il Crocifisso nelle aule, per proclamare la laicità dello Stato italiano.

Rappresentazione plastica dell’attuale situazione delle scuole nostrane è il post di un maestro di Biella che inneggia alla scuola multietnica condividendo un selfie che lo ritrae in classe con soli 6 alunni perché gli altri 21 sono a casa a festeggiare il Ramadan, criticando le “scuole ‘italianissime’ come vorrebbe questo governo”.

La scuola pubblica italiana non è più italiana, perché chi dovrebbe insegnare la nostra lingua e la nostra cultura, di fatto attua ogni giorno una diseducazione al Paese, dimostrando sotto il velo, è proprio il caso di dirlo, dell’integrazione un intollerabile odio verso noi stessi. 

 

Gianluca Rizzi 

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