Roma, 12 dic – Doppiopesismo e malafede, due tare storiche del giornalismo italiano che purtroppo continuano a inquinare il racconto della realtà sociale dell’Italia ai tempi della crisi. Quanto avvenuto in mattinata all’Università la Sapienza di Roma è a tal proposito indicativo.
In occasione della conferenza nazionale sulla biodiversità e green economy con numerosi esponenti del governo e delle istituzioni, infatti, un gruppo di circa 300 attivisti ha inscenato una protesta con fumogeni, lanci di uova e bombe carta a cui la polizia ha risposto con cariche e due fermati. Un gruppo di studenti ha inoltre superato le transenne e ha lanciato petardi e bombe carta all’ingresso del Rettorato provocando un denso fumo.
Le cariche della polizia hanno del resto creato più di una polemica per via di alcuni filmati in cui si sentono dirigenti delle forze dell’ordine che invitano a fermarne “qualcuno” e insultano un ragazzo appena preso dal gruppetto.
Ora, le cariche della polizia, probabilmente, non sono mai un bello spettacolo. Né, del resto, i personaggi riuniti allegramente a convegno in ateneo possono ispirare simpatia.
Desta più di una perplessità, invece, l’atteggiamento dei giornali e dei commentatori (ivi compresi alcuni analisti “di destra”) che hanno mostrato un chiaro strabismo paragonando la rivolta degli studenti a quella cosiddetta dei forconi.
Da una parte, infatti, non si cessa di qualificare i manifestanti come “qualunquisti”, “populisti”, “mafiosi”, “razzisti”, “eversivi”. Si parla di infiltrazioni, si fa snobismo sulla confusione delle rivendicazioni. Dall’altra parte, invece, come per incanto capita che alla Sapienza a far casino siano solo gli “studenti”. Non i “collettivi”, i “centri sociali”, gli “antifascisti”, gli “antagonisti” gli “estremisti di sinistra” ma gli studenti tout court. Tutto a un tratto la rivolta è progressiva e democratica, anche se ha bombe carta. Tutto a un tratto questi personaggi rappresentano tutti, sono “società civile”.
Lo scandalismo piccolo-borghese sul cittadino che deve andare a lavoro e vede leso un suo “diritto” da chi fa i blocchi stradali non viene replicato rispetto agli studenti non ideologizzati che, verosimilmente, anch’essi avranno visto violato il loro “diritto allo studio”, se proprio questo deve essere il piano in cui vogliamo porci.
Ma se la cittadella della cultura e dell’informazione è questa, se ha questo sguardo sula realtà, allora nessuno si lamenti se chi ne rimane fuori decide di imbracciare i forconi.
Adriano Scianca