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Mussolini? Per l’Anpi viveva nel futuro

by La Redazione
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Mussolini

Roma, 16 mag – Il comune di San Giovanni Rotondo ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Cancel culture, ultimo atto: i compagni ci sono cascati di nuovo. E fin qui nulla di straordinario. Proprio su queste pagine un paio di mesi fa Valerio Savioli, nel commentare un simile caso avvenuto in quel di Riccione, definiva l’antipatica prassi come “specifico e desertificante slancio di odio cancellatore” proveniente “dalle frange progressiste più giovani” dirette discendenti “della mutazione antropologica e ideologica dei vecchi partiti comunisti”. I quali oggi altro non sono che “l’incarnazione terminale dell’ultima fase liberale”.  

La proposta di Rifondazione Comunista

Ecco, a proposito. Nel famoso centro posto tra Gargano e Tavoliere delle Puglie a mettere in moto l’oliata macchina iconoclasta dell’antifascismo è stato proprio un consigliere comunale eletto nelle file di Rifondazione Comunista. Il paese che ospita le spoglie di Pio da Pietralcina aveva conferito il riconoscimento allo statista romagnolo nel maggio del 1924 (a stretto giro di posta lo stesso Duce avrebbe scritto al frate cappuccino “da fascista a fascista”).

Così dopo il commento di Maurizio Acerbo, segretario nazionale dello stesso Prc – sbadigliante scambio di complimenti tra compagni che fanno confusione con i termini reazione e rivoluzione – è arrivata, puntuale e simpatica come un F24 al sedici del mese, la nota dell’Anpi.

C’è qualcosa che non quadra…

Si legge nel comunicato: “Nessuna comunità fondata sui principi della Costituzione nata dalla resistenza può continuare ad onorare chi quei principi ha calpestato con ferocia”. Fermi tutti, c’è qualcosa che non quadra. Sebbene la morte di Benito Mussolini sia ancora oggi uno dei capitoli più oscuri, nebbiosi e contraddittori della recente storia italiana, sappiamo che il capo della Repubblica Sociale fu barbaramente giustiziato il 28 aprile 1945.

La legge fondamentale dello Stato italiano, invece, venne approvata e promulgata nel dicembre 1947 per entrare ufficialmente un vigore il primo gennaio 1948. Ovvero due anni, otto mesi e tre giorni dopo i sanguinosi fatti di Dongo. Ora, sebbene qualcuno abbia provato in passato a mandare cinematograficamente i fascisti su Marte, non abbiamo ancora contezza di viaggi nel tempo fatti dal figlio del secolo. Come sia riuscito a calpestare qualcosa che gli succede nel tempo resta quindi un mistero.

Mussolini e la Costituzione

Eppure la nuova teoria del reparto geriatrico dell’antifascismo militante circa un Mussolini vissuto nel futuro – e magari infiltrato nell’Assemblea Costituente – potrebbe spiegar loro il perché (noi dal canto nostro lo sappiamo già) al punto uno venga riconosciuta, prima di ogni altra cosa, la centralità del lavoro nella vita della Nazione. E ancora la funzione sociale della proprietà, l’utilizzo dell’esproprio per pubblica utilità o il riconoscimento dei Patti Lateranensi. 

Fino al curioso caso che nei centotrentanove articoli più diciotto disposizioni finali “nati dalla resistenza” nessuno abbia inserito la parola antifascismo. Seguendo l’interessante tesi, potrebbe averla cancellata lo stesso fondatore del Popolo d’Italia con un colpo di bianchetto – inventato oltreoceano nel ‘56. È proprio vero non si finisce mai d’imparare. Ad ogni modo consigliamo ai tipi dell’Anpi di aggiungere ai compiti delle vacanze estive anche un bel ripassino di storia. O quantomeno di posare il fiasco prima di redigere un comunicato.

Cesare Ordelaffi

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