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Se la lotta all’omofobia porta all’ossessione

by Cesare Garandana
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carolTreviso, 12 dic – Quanti di noi, ai tempi della scuola, sono stati ripresi per essersi abbandonati a “focose effusioni” nei corridoi di scuola? Il tutto solitamente finiva con una ramanzina pubblica, qualche imbarazzo e tante risate, ma se per errore si riprende un “eccesso di brio” da parte di due fanciulle allora tutto cambia ed entrano in gioco altri meccanismi (e strumentalizzazioni) che avvelenano notevolmente un clima altrimenti ironico.

Teatro della vicenda è il Duca degli Abruzzi di Treviso dove, secondo quanto riferito dalla dirigente dell’istituto, Maria Antonia Piva, “la vicepreside ha ripreso verbalmente due studentesse che in corridoio si stavano scambiando effusioni giudicate eccessive. Non c’è stata nessuna nota, non è stato convocato nessun consiglio di classe, direi piuttosto che c’è stato un richiamo verbale se non apparisse troppo forte come termine: niente di più del normale processo educativo. Vedrò domani le due ragazze, ma solo perché hanno chiesto loro di incontrarmi, con un approccio molto confidente”.

Questo ha ovviamente causato l’ira dei rappresentati d’istituto che su facebook hanno commentato: “Oggi, nella nostra scuola, si è verificato un grave caso di discriminazione tra studenti. Due studentesse sono state convocate e riprese in dirigenza a causa di una lettera anonima nella quale veniva descritto il fastidio causato da queste, accusate di non aver tenuto un comportamento adeguato al contesto scolastico a causa di una dimostrazione d’affetto ‘eccessivo’ nei corridoi… Noi ci distacchiamo completamente da questi pensieri filo-nazisti e filo-fascisti perché la scuola è libera da qualsiasi pensiero e azione discriminatoria”. Poco dopo è stato proposto un kiss-mob per sabato mattina nel parcheggio dell’istituto, invitando gli studenti ad indossare un nastro viola simbolo della lotta contro l’omofobia e la xenofobia.

Peccato però che si sia rivelata tutta una bufala. La preside afferma di non aver ricevuto alcuna lettera precisando che altrimenti, secondo le regole, essa sarebbe stata protocollata ed archiviata. Poco dopo infatti è arrivato il dietrofront di Francesco Mariotto, uno dei quattro rappresentanti degli studenti: “Mi vergogno di aver preso questa posizione nei confronti di questa fantomatica lettera perché non esistendo ci ho fatto un po’ la figura del fesso. Mi scuso a nome di tutto il corpo studentesco di Duca degli Abruzzi. Gli errori si pagano, bisogna saperli riconoscere”. Dello stesso parere Lorenzo Boz, il rappresentante del liceo nella consulta provinciale, contrario “a questo attacco frontale alla preside e alla scuola, che sono in prima linea per i diritti degli studenti. Il rimprovero, se c’è stato, sarebbe legittimo: il nostro regolamento interno vieta effusioni amorose in luoghi pubblici”.

Questo episodio evidenzia come la lotta all’omofobia ha ormai raggiunto livelli davvero grotteschi, trasformando una comune ramanzina in un terribile atto di discriminazione. Sarebbe inoltre ora che certi ambienti della politica smettessero di strumentalizzare una battaglia che eventualmente andrebbe combattuta prettamente sul piano culturale e non certamente da lobby ed associazioni che invocano repressioni, leggi speciali e demonizzazioni. Questa volta tutto è finito per il meglio, ma si corre il rischio di arrecare danni a persone che tutto sono, meno che omofobe.

Cesare Dragandana

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