Roma, 9 ott – “Marino? Un caso umano sin dall’inizio. Ma ora farà dimenticare Ozzimo e Odevaine”. Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia, non nasconde la sua soddisfazione per le dimissioni del sindaco di Roma, a patto che ora non ci si scordi della rete di potere del Pd. E sul futuro esprime tre certezze, che riguardano Marchini, il M5S e il centrodestra…
Parliamo del caso Marino. Caso politico, certo, ma anche caso umano…
Marino è stato un caso umano fin dall’inizio. Pensiamo solo al Papa che in aereo, in conferenza stampa, deve nominare Marino per smentirlo. Si tratta di una persona che ha sempre sostenuto l’insostenibile. Probabilmente gli serve uno specialista.
Con mezzo Pd romano inquisito e una città che cade a pezzi, Marino è caduto per delle cene messe sul conto del Comune, così come a suo tempo aveva rischiato di cadere per qualche multa non pagata. Ma anche questo fa parte del personaggio, forse…
Di sicuro il personaggio si presta al grande lavaggio della memoria messo in atto dal Pd. Lui è un buffone e un disonesto, ma ora quando si parlerà del Pd a Roma ci ricorderemo delle sue cene e non di Ozzimo e Odevaine. C’è una rete di potere romano che fa riferimento al Pd e che costituisce il vero problema. Ma grazie a Marino, il Pd è riuscito in un’operazione di rimozione e ha trovato il suo bel capro espiatorio.
CasaPound, alla notizia delle dimissioni del sindaco, è scesa in piazza facendo caroselli. È anche una vostra vittoria?
Certo, è una vittoria per Cpi. Noi l’abbiamo contestato fin dall’inizio, sin dalla storia dei Fori imperiali, quando voleva devastare Roma perché gliel’aveva detto la sua fidanzata americana di quand’era giovane. Siamo stati i primi a capire che c’era qualcosa che non andava dentro Marino e attorno a Marino.
Archiviato il sindaco uscente, si pensa al futuro della capitale. CasaPound ha già delle certezze?
Sì. Almeno tre.
Sentiamo.
Punto primo: con Alfio Marchini mai. Con uno così non si può ricostruire nulla, né con lui né con Ncd e derivati. È gente che non si dovrebbe neanche far vedere. Marchini viene da una famiglia di grandi costruttori come quelle che già troppe volte hanno determinato il malgoverno della capitale, per di più storicamente legata al Pci. Per noi è fuori discussione.
La seconda questione?
Parliamo del Movimento 5 Stelle. Devono chiarire un po’ di cose. Per esempio i centri d’accoglienza: vogliono chiuderli o no? E i campi rom? Gli italiani devono venire prima nelle graduatorie o no? Sono tutte questioni irrisolte su cui devono dare delle risposte. Non basta dire “onestà, onestà!”, come stanno facendo in queste ore. Ieri ne parlavo con un grillino in piazza del Campidoglio. Gli ho chiesto che cosa proponessero per Roma e mi ha detto che poi chiederanno alla rete. Ma non funziona così, non puoi presentarti solo come un generico “uomo onesto” senza dire cosa vuoi fare per questa città.
Ultimo punto da fissare?
A Roma serve una discontinuità forte, non solo dalla giunta Marino, ma anche da quella Alemanno. Non è che ora possiamo pensare di riproporre quella situazione, con il solito centrodestra unito, con le stesse facce. Serve un cambiamento radicale, anche e soprattutto nei volti da proporre ai romani.