Roma, 27 set – “Draghi al Quirinale e si torna al voto, per il bene del Paese”: parola di Giancarlo Giorgetti che precisa: “Esiste una sola Lega“. Il ministro dello Sviluppo economico ribadisce che nel Carroccio non ci sono dissapori né peggio correnti contrapposte e fa il punto sugli scenari prossimi futuri della maggioranza che sostiene l’esecutivo Draghi, auspicando il ritorno alle urne.
Giorgetti: “Di Lega ne esiste una sola, fatevene una ragione”
Quante Leghe? Ne esiste “una sola, fatevene una ragione”. Risponde così Giorgetti in un’intervista alla Stampa. Il ministro taglia corto: “per niente” ci sono due linee, “al massimo sensibilità diverse”. “Amando le metafore calcistiche direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io per esempio ho sempre amato Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist“, chiosa Giorgetti sulla presunta Lega a due leader, uno di lotta – Salvini sui social e nelle piazze – e uno di governo. Il regista alla Pirlo, insomma.
Per il ministro dello Sviluppo economico la soluzione ideale è Draghi al Quirinale e il ritorno al voto
Il ministro dello Sviluppo economico vorrebbe l’attuale premier prossimo inquilino del Quirinale. “La vera discriminante politica per i prossimi sette anni è che cosa fa Draghi. Va al Quirinale? Va avanti col governo? E se va avanti con chi lo fa?“, si chiede Giorgetti. Se dipendesse da lui, Draghi dovrebbe fare il premier ad oltranza. “Vorrei che rimanesse lì per tutta la vita”. Ma “il punto è che non può”, perché “appena arriveranno delle scelte politicamente sensibili la coalizione si spaccherà”, chiarisce. “A gennaio mancherà un anno alle elezioni e Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente. Anche perché – è sicuro Giorgetti – “da gennaio la musica sarà diversa. I partiti smetteranno di coprirlo e si concentreranno sugli elettori”.
“Subito elezioni e chi vince governa”
In un quadro simile, per il ministro leghista l’unica soluzione è che il premier succeda a Mattarella. “L’interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince“. Così, aggiunge Giorgetti, “Draghi diventerebbe De Gaulle”. “Questo è l’interesse del Paese”, ribadisce convinto. Ma se invece il premier restasse al suo posto? E’ plausibile che il presidente della Repubblica accetti di restare al Colle? “Mattarella resta solo se tutti i partiti lo votano. E la Meloni ha già detto che non lo voterà”, fa presente Giorgetti. Ma Salvini lo voterebbe? “Penso di no”, per cui il Mattarella bis è uno scenario “complicato”.
“Ballottaggio a Roma? Con Gualtieri Calenda ha buone possibilità”
Infine il ministro affronta anche il capitolo amministrative a Roma. Chi vince? Per Giorgetti dipende “da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Nei quartieri del centro penso che sarà un flusso significativo. Ma non so come ragionino le periferie. Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere. E, al netto delle esuberanze, mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”. Ma se al ballottaggio – come dicono i sondaggi, anche se come sempre da prendere con le pinze – ci vanno Gualtieri e Michetti, chi vince tra i due? “Vince Gualtieri”, risponde lapidario Giorgetti. A sentire lui, per Roma “il candidato giusto sarebbe stato Bertolaso“. Guarda caso è colui che vorrebbe coinvolgere Calenda.
Adolfo Spezzaferro