Roma, 19 gen – Loro litigano, noi la scontiamo. Perché se in Liguria i piddini fanno baruffa è pur sempre affar loro, ma se la cosa finisce per influire sulla partita per il Quirinale, i un gioco di ripicche e ricatti reciproci, a rimetterci sono gli italiani.
Tutto nasce dalle primarie regionali dei dem, in cui è uscita vincitrice Raffaella Paita, ma con polemiche circa la regolarità della consultazione che ha portato alla clamorosa uscita di Sergio Cofferati. Un addio che fa rumore, al punto che Stefano Fassina avverte: l’atteggiamento di Matteo Renzi peserà “notevolmente sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica”.
Un avvertimento che i renziani definiscono puramente strumentale. In settimana il Pd dovrebbe iniziare gli incontri con gli altri partiti proprio per l’elezione del Presidente della Repubblica. Ma prima Angelino Alfano e Silvio Berlusconi si vedranno per provare a riannodare i fili di un’unità del centrodestra che favorisca l’investitura di una personalità appartenente non alla sinistra ma al campo dei “moderati”. Si potrebbe trattare di Pier Ferdinando Casini?
Su questo nome sarà difficile trovare consenso a sinistra. “Per me al Quirinale deve andare una personalità di livello internazionale e di sinistra”, scandisce Cesare Damiano. E Nichi Vendola avverte: “Sosterremo il candidato del Pd solo se non sarà espressione del Patto del Nazareno”. Renzi, dal canto suo, ha annunciato che darà il nome del suo candidato non prima del 28 gennaio. Dunque, se restano più alte le chance di alcuni candidati rispetto ad altri (Giuliano Amato, Sergio Mattarella e Pier Carlo Padoan, i più quotati), nessuno è fuori dalla partita: da Piero Fassino a Walter Veltroni, da Anna Finocchiaro a Graziano Delrio. Comunque vada sarà un inciucio.
Giuliano Lebelli