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Arroganza e zero rispetto per lo Stato: la “scuola di sinistra” ha fallito

by Valerio Benedetti
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Roma, 29 lug – Ha suscitato grande indignazione la vicenda recente di Eliana Frontini, la professoressa che ha commentato con «uno in meno» l’assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Tra le altre cose, l’insegnante (ora sospesa) rischia sia una denuncia per vilipendio che il licenziamento. Tuttavia, quello della Frontini non è purtroppo un caso isolato. Un’altra docente, Flavia Lavinia Cassaro, qualche mese fa ha perso il posto per i suoi insulti indirizzati alle forze dell’ordine durante una manifestazione antifascista contro CasaPound: «Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire», urlò agli agenti la maestra delle elementari. Ma non basta: vicino al licenziamento ci è andata anche Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa palermitana che benedisse un filmato dei suoi alunni in cui si paragonava il Decreto Salvini alle leggi razziali. Tre indizi che fanno una prova, e cioè che la «scuola di sinistra» va assolutamente riformata.

Egemonia culturale?

Tutti questi episodi mostrano plasticamente la totale mancanza di rispetto di questa «scuola di sinistra» per le istituzioni dello Stato, siano esse rappresentate dalle forze dell’ordine o da un ministro dell’Interno che legifera in base al suo mandato elettorale. Ma, al contempo, dimostrano anche un’altra cosa: l’egemonia culturale della sinistra è sempre più in crisi. In altri tempi, infatti, questi episodi sarebbero stati minimizzati senza grossi problemi, finendo tra le note di colore di un’Italia lacerata da normali divergenze ideologiche. Oggi, invece, l’opinione pubblica italiana ha sviluppato numerosi anticorpi, e mal sopporta l’arroganza e il senso di impunità di certi insegnanti fanatizzati.

La scuola di sinistra e il ’68

Per pura convenzione, l’atto di nascita della «scuola di sinistra» può esser fatto coincidere con la stagione del Sessantotto. La rivolta anti-autoritaria di allora, infatti, divenne ben presto il cavallo di Troia che la sinistra utilizzò per costruire l’egemonia culturale teorizzata da Antonio Gramsci: scuola, università, magistratura, amministrazione pubblica – tutto questo doveva diventare una sua esclusiva riserva di caccia. Conquistare le menti per conquistare il potere (e il governo). Questa strategia di ampio respiro, perseguita con tenacia per oltre 50 anni, ha però avuto successo solo in parte: pur occupando molti posti-chiave nell’amministrazione dello Stato, la sinistra politica non è mai riuscita – se non per brevi periodi – a diventare maggioritaria. E per questo riversa ora il proprio astio su quelle fette di Stato e di elettorato che non riconoscono il suo dominio, e anzi sono pronte a combatterlo. Eccolo il paradosso dei nipoti (degeneri) di Gramsci: hanno riempito il mondo dell’istruzione di insegnanti «organici», eppure la scuola di sinistra ha fallito. Un fallimento che, si spera, consegnerà presto questi pedagoghi da operetta alla pattumiera della storia.

Valerio Benedetti

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4 comments

Jos 29 Luglio 2019 - 2:14

tipi da campi di rieducazione staliniani..a loro piacciono tanto….come le foibe..

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Lucio Sibilia 1 Agosto 2019 - 6:08

Vedere ne “la stagione del Sessantotto” “l’atto di nascita della «scuola di sinistra»” è un grave errore, forse dovuto al fatto di non aver assistito né partecipato a quella stagione, forse dovuto a cecità ideologica.
E’ stata piuttosto la risposta del sistema al ’68 (che ne implicava una “contestazione globale”) che ha squalificato la Scuola, avendo prodotto i decreti “Storti” e “Malfatti”, nel penoso tentativo di recuperare i consensi perduti!

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Commodo 3 Agosto 2019 - 5:27

Purtroppo la “scuola” di sinistra non ha fallito. Proprio per niente! Come il celeberrimo “postiglione” di Collodi, ha ottenuto puntualmente il suo scopo. Mirava a fare di questo povero paese una “somaraia” e ci e riuscito! Con le sue mezze “lauree” sindacali ha creato una fabbrica di somari di ambo i sessi. Ed è soltanto uno degli infiniti modi strologati a getto continuo dai P.D. (rasti) per degradare, deformare e rendere mostruosamente repellente e al contempo ridicolo, ( come un “freak”, un fenomeno da baraccone), l’Italia casa di tutti gli Italiani. Io penso che i P.D. (rasti) abbiano dimostrato il loro odio ed il loro astioso disprezzo per l’Italia e gli Italiani in un modo talmente brutale ed aperto che, (credo), sia impossibile, per qualunque persona dotata di comune buonsenso, non vederlo. Non rendersene conto.

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Michele Triggiani 6 Agosto 2019 - 4:01

Chi l’ha visto nascere e svilupparsi “il 68,” il sottoscritto, affermò allora, che questo movimento, organizzato dall’allora partiro comunista italiano, con anche i contributi dei miliardi ricevuti da Mosca, avrebbe prodotto per l’Italia e quindi per gli italiani, danni equiparabili a quelli di una guerra persa. Tutti quei furbastri che si laurearono con il voto politico e che grazie a quella appartenenza, in seguito, riuscirono ad occupare posti di prestigio nei varii gangli dello stato italiano, hanno prodotto tutti i danni che quotidianamente si ricontrano nella vita di tutti i giorni di noi, poveri mortali. I danni maggiri sono avvenuti nella magistratura e nella scuola! I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sono FATTI , non chiacchire. Potrei discernere a lungo su altri e molteplici effetti negatici prodotti dal 68, ma per chi non l’ha vissuto veramente o per chi non vuole togliersi i paraocchi, non vale la pena dissertare ancora.

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