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Battaglia di Caporetto: sconfitta e rinascita in unโ€™unica parola

by Ettore Maltempo
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Roma, 29 luglio – Nessuna battaglia รจ entrata maggiormente nel linguaggio comune come la dodicesima battaglia dellโ€™Isonzo nella Prima guerra mondiale, meglio conosciuta come la โ€œbattaglia di Caporettoโ€. O, piรน comunemente, come la โ€œdisfatta di Caporettoโ€.

Basta inserire banalmente il termine โ€œCaporettoโ€ su Google notizie, per vedere come ogni settimana ci sia almeno un titolo che vi faccia riferimento. Ovviamente come sinonimo di debacle, sconfitta, ritirata. Che sia riferita ai 5 stelle nel caso “Moscopoli”, alla sanitร  calabrese piuttosto che ai professori palermitani o al centrodestra molisano. Tanto per rimanere ai titoli delle ultime settimane.

Eppure nonostante sia passato oltre un secolo e diversi vocabolari la rubrichino a โ€œDisfatta, grave sconfittaโ€ (ex multibus, il Dizionario Hoepli), la battaglia di Caporetto suscita ancora dibattito. Il centenario della Prima guerra mondiale non poteva non mettere a paragone della vittoria della guerra la sconfitta di Caporetto. Ridando slancio a una visione anche piรน ampia di quellโ€™episodio, in unโ€™Italia con il complesso della vittoria – il cui mito รจ palesemente osteggiato – ma con il culto della sconfitta. Appunto, l’Italia di Caporetto invece che di Vittorio Veneto, per tornare sulla scia dei fanti della Grande guerra.

Cโ€™รจ da dire che ultimamente un libro di storia, poi ritirato, ha provato a ribaltare la storia. Riportava infatti come, a Caporetto, ci sarebbe stato lo sfondamento del fronte ad opera dell’esercito italiano ai danni degli austriaci. Un tentativo di sovvertire il morbo della sconfitta che ci attanaglia? Pare di no. Si tratterebbe di un errore clamoroso che evidenzia come la storia contemporanea sia oggetto misterioso non solo per gli studenti, ma anche per i professori. E i libri di testo, in questo, non aiutano, tesi a un riscrittura continua degli avvenimenti piuttosto che allโ€™asciutto – e fecondo – racconto fattuale.

Caporetto: dove si trova

Partiamo dalla base. Quando si parla della battaglia di Caporetto facciamo riferimento a un territorio che, nel corso degli anni, รจ stato oggetto di profondi mutamenti. Non ci riferiamo alla sua morfologia, quanto al suo possesso. Passato infatti dallโ€™Italia alla Iugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale, oggi Kobarid รจ un comune della Slovenia nord-occidentale. Ciรฒ che non รจ cambiato รจ la sua posizione, nella valle del fiume Isonzo e la sua condizione di territorio di confine. Ieri goriziano con lโ€™impero austro-ungarico a un passo, oggi sloveno con la vecchia madre patria alle spalle.

Caporetto oggi รจ quindi Kobarid, e mantiene il ricordo di quanto successo nel Museo di Kobarid, o Museo di Caporetto come si legge nella sezione italiana del sito. Il suo scopo รจ quello di mantenere vivo il ricordo degli avvenimenti sul fronte isontino. Quella linea di confine che ha tagliato come una ferita blu il volto dellโ€™Italia oltre un secolo fa.

Lโ€™Isonzo รจ oggi fiume condiviso fra Italia e Slovenia. La sua posizione lโ€™ha portato ad essere teatro naturale dello scontro fra italiani e austro-tedeschi, con le famose battaglie che dal giugno 2015 al novembre del 2017 hanno infiammato il fronte. Parliamo appunto delle battaglie dellโ€™Isonzo di cui lโ€™ultima, la dodicesima, รจ quella di Caporetto.

La battaglia di Caporetto

Dopo le sconfitte delle precedenti battaglie, nellโ€™autunno del 1917 lโ€™Austria-Ungheria cerca un colpo forte per ribaltare lโ€™inerzia della guerra. La Russia, che si รจ sfilata intanto dal conflitto facendo venire meno il proprio fronte di guerra, ha consentito allโ€™Impero di godere di un sostanzioso appoggio tedesco. Sul confine italiano vengono ammassati cosรฌ uomini e mezzi, al comando delย generale tedesco Otto Von Below. Il 22 ottobre il generale firma lโ€™ordine di attacco e la mattina del 24 inizia lโ€™offensiva contro lโ€™Italia, in particolare contro la II Armata.
Fra i reparti all’attacco anche i fucilieri di Erwin Rommel, la futura “volpe del deserto” della Seconda guerra mondiale.

Il fronte italiano si snocciola come un rosario lungo lโ€™Isonzo, dalla conca di Plezzo fino al mare. Si distacca dal tracciato solo per seguire i fianchi del monte Tolmino. Il fronte รจ difeso da diverse armate, ma dove si scatena principalmente il fuoco austro-tedesco รจ sulla testa di ponte del Tolmino, dove si trova la II Armata. Lโ€™attacco prevede il lancio di gas e granate, ad accompagnare le incursioni delle truppe dโ€™assalto nemiche. Sono queste truppe la variabile impazzita che spezza la difesa italiana, disposta sul campo con una formazione troppo offensiva.

Lโ€™eccessivo, e classico, sbilanciamento in avanti della difesa italiana viene mantenuto dal generale Capello, a comando della II Armata, nonostante gli ordini contrari di Cadorna. Tale assetto giocherร  a favore delle truppe dโ€™assalto avversarie, che si muovono aiutati da condizioni meteo favorevoli: poca visibilitร , aggravata dai lanci dellโ€™artiglieria austriaca. Sono le truppe dโ€™assalto che mettono โ€˜in fuorigiocoโ€™ la prima linea, spezzandola.

Ad aggravare la situazione il secondo punto di attacco, sulla conca di Plezzo. La II Armata si trova presa a tenaglia da nord e da sud, sfasciandosi.ย Come detto la maggior parte delleย  truppe italiane erano ammassate in prima linea, cosรฌ che una volta superata questa, agli invasori si apre la discesa in direzione di Cividale e di Udine.

mappa della battaglia di Caporetto

Le controversie sulla Battaglia di Caporetto

Sulla conoscenza da parte dei comandi italiani delle grandi manovre avversarie si apre il primo punto controverso di Caporetto. Alla corrente che parla di totale sorpresa dellโ€™esercito italiano, si affiancano storici che fanno rilevare come il generale Luigi Cadorna avesse giร  paventato il quadro e dato gli ordini conseguenti. Avrebbe infatti ordinato lo schieramento difensivo che Capello non avrebbe eseguito.

Da questa controversia ne consegue anche unโ€™altra, riguardante la ritirata di Caporetto. Chi sposa la tesi della impreparazione italiana, tende a vedere nella ritirata italiana i caratteri della tragedia, del caos assoluto: una scena alla Grande Guerra di Monicelli. Chi afferma il contrario ammette la ritirata caotica solo della II Armata, mentre il resto dellโ€™esercito rientrava in modo ordinato. Solo questo spiegherebbe, poi, come lโ€™esercito nellโ€™arco di quindici giorni sia stato in grado di contrattaccare.

Del resto Cadorna aveva preparato piani di ripiegamento sul Piave, in qualche modo dando avvio alla riscossa italiana. Frutti che verranno raccolti dal suo successore Armando Diaz.

Le conseguenze di Caporetto

La prima conseguenza di Caporetto รจ il senso di sconfitta che assurgerร  poi a simbolo. A differenza di altre sconfitte – non troppo diverse nellโ€™entitร  ma che sono state assorbite nel grande gioco della guerra – Caporetto diventa un trauma con cui fare i conti. A differenza di altri eserciti che in quella stessa guerra avevano subito sconfitte piรน cocenti, concedendo allโ€™avversario molti piรน chilometri di suolo patrio, quello italiano viene messo sotto accusa.

Le ripercussioni sono anche di carattere politico: cambiano il governo e i vertici militari. Il comandante supremo del Regio Esercito italiano, Luigi Cadorna, viene sostituito dal generale Armando Diaz. Cadorna paga il โ€˜tradimentoโ€™ di Capello che inficia i suoi piani, e la promozione di Badoglio che diventa cosรฌ inattaccabile. Paga anche il famoso bollettino del 28 ottobre uscito dopo Caporetto, in cui accusa di vigliaccheria alcuni reparti. Un bollettino poi ritirato e modificato dal governo e che riapparirร  in una terza versione, ancora piรน dura, ad opera di autore ignoto. Cadorna diventa cosรฌ il perfetto capro espiatorio della tragedia di Caporetto.

Eppure fra le conseguenze di Caporetto si puรฒ annoverare, non troppo forzatamente, la vittoria della guerra. Non solo per la svolta psicologica che fa nascere la sete del riscatto, la mistica del Piave e poi di Vittorio Veneto. Ma anche proprio da un punto di vista pratico. Lโ€™avanzata austro-tedesca si spinge infatti in profonditร  nel territorio italiano, ma paradossalmente troppo. Questo avanzamento non previsto – che non poteva portare la vittoria della guerra – ha comportato problemi logistici per le truppe straniere. Questo mentre gli italiani vedono arrivare i treni a poche decine di chilometri dal nuovo fronte, che rispetto al precedente รจ molto piรน corto e quindi piรน facilmente difendibile.

Le truppe dโ€™invasione si trovano quindi come propaggini che, invece di radicarsi, diventano rami secchi per la mancanza di approvvigionamenti. Rami secchi che vengono risaliti dallโ€™esercito italiano e favoriscono lโ€™attacco a tutta la pianta avversaria.

La retorica di Caporetto e la rinascita di Vittorio Veneto

Capace di scrivere lโ€™epitaffio del nostro esercito, o di produrre la prova del riscatto, in questo Caporetto getta le basi per la vittoria della guerra. Per usare la retorica dannunziana, la morte di Caporetto precede la resurrezione dellโ€™esercito italiano, che troverร  il proprio simbolo pasquale nella battaglia di Vittorio Veneto.

Sono due i luoghi simbolo della guerra italiana, cosรฌ come sono due i fiumi legati a questi eventi. Se lโ€™Isonzo vedrร  passare lo straniero dopo Caporetto, il Piave sarร  lo scoglio dove lโ€™ondata austro-tedesca si schianterร . La battaglia di arresto avviene a poche settimane da Caporetto: trentacinque divisioni italiane respingono cinquantacinque divisioni avversarie lanciate sulle ali dellโ€™entusiasmo.

Con la seconda battaglia del Piave nel giugno 1918 – denominata da dโ€™Annunzio โ€œbattaglia del Solstizioโ€ – viene spenta lโ€™ultima grande offensiva austro-tedesca e si apre la strada per la vittoria finale, annunciata dallo stesso Vate con il volo su Vienna. Lโ€™impero sta collassando, mentre lโ€™esercito italiano ha fatto diventare lโ€™onta di Caporetto un vessillo di riscatto da piantare in campo avversario.

Quattro mesi piรน tardi si gioca la battaglia decisiva. Il monte Grappa e il Piave diventano i punti di scontro che porteranno lโ€™esercito italiano a sfondare le linee nemiche e inseguire lโ€™esercito avversario fino alla firma dellโ€™armistizio. Il generale Caviglia fa il suo ingresso a Vittorio Veneto, e sarร  quello il nome che verrร  scelto per eternare il successo italiano nella guerra. Ma mentre Caporetto non troverร  ostruzioni alla perpetrazione della sconfitta, il mito della vittoria sarร  subito osteggiato. La banalizzazione dello sforzo italiano farร  comodo per limitare il peso italiano al tavolo dei vincitori, dando vita a quella โ€œvittoria mutilataโ€ di cui parlerร  dโ€™Annunzio.

Se il 4 novembre troverร  risalto per tutto il periodo fascista, arrivata la Seconda guerra mondiale – e la sconfitta – sarร  quella a essere presa a momento fondativo dalla Repubblica. Decenni di propaganda forzatamente pacifista hanno poi quasi criminalizzato quella vittoria, e trasformato i soldati da eroi e martiri a utili idioti del militarismo. Cosรฌ arrivando al centenario della vittoria, scivolato in un anonimato rotto solo da singole iniziative benemerite. Ancora oggi unโ€™Italia a testa bassa fa piรน comodo di una nazione dallo spirito guerriero.

Ettore Maltempo

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1 commento

SergioM 31 Luglio 2019 - 1:47

Vorrei segnalare all’autore che fu proprio badoglio (poi promosso) a NON agire , anzi fu irreperibile per 7 gg ed i suoi ufficiali di SM chiesero ordini ad altri comandanti ….
Qual giuda tradรฌ Cadorna …
Grave errore di Ben fu promuovere un simile vile traditore a Maresciallo d’ITALIA
Il bieco massone poi tradรฌ anche il DUCE …..

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