Home » Francia, a Strasburgo la teoria di genere entra nelle scuole con il gps

Francia, a Strasburgo la teoria di genere entra nelle scuole con il gps

by Marco Battistini
0 commento

Roma, 4 dic – Il gender non esiste. O almeno, così dicono. Eppure, come vi abbiamo raccontato ieri su queste pagine, a Torino (e prima ancora a Sassari) si sono inventati il corso interdisciplinare di Queer Studies. Eppure nella vicinissima Francia, più precisamente a Strasburgo, è stato lanciato un progetto scolastico – se così vogliamo chiamarlo trattandosi di bambini tra i 6 e i 10 anni tracciati con gps – per “cambiare le abitudini degli studenti che praticano principalmente sport piuttosto maschili”. 

Il pallone e le bambole

Come riporta il sito di attualità politica transalpina Boulevard Voltaire, sulla scia di quanto già successo a Lione – dove Grégory Doucet, sindaco ecologista, ha “degenerizzato” i cortili delle scuole – nel capoluogo del Grand Est 125 alunni sono stati dotati di giubbotti con dispositivi gps. Il motivo è presto detto. Secondo la giunta presieduta da Jeanne Barseghian (anche la prima cittadina della fu Argentoratum fa parte dei Verdi francesi) “l’80% dello spazio dei cortili scolastici è occupato dal 20% degli alunni”. Quelli con il grembiule azzurro, tanto per intenderci.

Di primo acchito, la cosa farebbe anche amaramente sorridere. Stiamo pur sempre parlando di soldi pubblici spesi per certificare l’ovvio. Perché da che mondo è mondo il gioco dei maschietti si sviluppa in fisicità – richiedendo quindi spazio. Mentre quello delle femminucce ha maniere sicuramente più pacate

Preferire il pallone alle bambole (e viceversa) non è una questione di oppressione patriarcale: fin dalla tenera età i bambini sono attratti dal movimento, mentre le bambine mostrano statisticamente una maggiore attenzione al dettaglio. Anzi, è altresì attraverso il gioco (e la curiosità) che si inizia a interiorizzare il sé e l’altro da sé, primo approccio per capire uguaglianza e differenza.

Strasburgo, al parco giochi con il gps

Nessuna femminilizzazione forzata dei cortili scolastici, rassicurano dai piani alti del Municipio posto al confine con la Germania. Lungi da loro l’ambizione di “risolvere le conseguenze di secoli di patriarcato” (qualunque cosa voglia dire, anche in francese). 

Della questione ne ha parlato qualche giorno fa pure La Verità. Facendo notare che la città del Parlamento europeo già deposita un “bilancio sensibile al genere”, ovvero “orientato a promuovere la parità e la società inclusiva”. Rafforza il concetto la femminista Christelle Wieder, vicesindaco e responsabile dell’uguaglianza di genere: i maschi “occupano uno spazio eccessivo”. Corrono e fanno casino, con le amichette relegate in un angolo a chiacchierare.

Se la sinistra ha un pregio è quello di saper spendere bene le proprie parole d’ordine. Per sostituire la maschilista sfera di cuoio, pare proprio che i verdi arcobaleno d’Oltralpe abbiano pronta una “ruota dei giochi inclusivi”. Ora, se è vero che due più due fa ancora quattro, con tutte queste premesse scrivendo inclusività leggiamo – piuttosto nitidamente – teoria di genere applicata ai più piccoli. Conosciamo il modus operandi: alle frasi rassicuranti seguono indottrinamento e propaganda martellante. A pensare male si fa peccato, è vero. Ma spesso ci si azzecca.

Marco Battistini

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati