Roma, 25 ott – Come confermato dalla presidente del parlamento europeo Roberta Metsola, i giudici ungheresi hanno chiesto la revoca dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis. In difesa di quest’ultima scendono in campi i “pesi grossi” dell’euro-sinistra, con la tedesca Carola Rackete – sì, quella Carola Rackete – che invoca l’antifascismo come sorta di lasciapassare per qualsiasi azione o come alibi per essere al di sopra della legge.
La difesa di Carola Rackete in favore di Ilaria Salis
Ne I fratelli Karamazov lo scrittore russo Fedor Dostoevskij faceva dire a uno dei suoi personaggi: “Se Dio è morto tutto è permesso”. Frase conosciutissima e segnale inequivocabile del nichilismo europeo, ma oggi superata. Dalla perdita del sacro passiamo alla lotta politica, da Dostoevskij alla Rackete, che nella sua difesa della Salis sembra dire: “Se è antifascista tutto è permesso”. Commentando sui social la richiesta dell’Ungheria di poter processare la Salis, l’attivista tedesca scrive: “Gli antifascisti vanno tutelati!”. Per poi rincarare la dose, “Orban vuole che venga tolta l’immunità a Ilaria Salis. Se avrà successo, la nostro collega del gruppo dovrà affrontare un caso giudiziario che non sarebbe giusto”. Insomma, se qualcuno picchia selvaggiamente qualcun altro in nome dell’antifascismo dovrebbe essere automaticamente prosciolto.
Se in nome dell’antifascismo tutto è permesso
La candidatura e l’elezione della Salis al parlamento europeo si è giocata quasi interamente su questo, ovvero sulla possibilità di far evitare il carcere a quest’ultima. Un modo per affermare due principi: il primo che all’Ungheria di Orban non va riconosciuto nemmeno il diritto di processare chi compie reati sul suo territorio, il secondo che ogni azione contro un antifascista è un atto di lesa maestà. Un atteggiamento ridicolo, di chi lancia il sasso e poi nasconde la mano, di chi si sente al di sopra di tutto e tutto, investito di una “missione divina” che non può essere messa in discussione. Questo non solo dimostra il senso di irresponsabilità degli antifascisti, ma anche la mancanza di ogni capacità di confronto, di spinta alla reciprocità: esiste solo il bene, mentre chi lo intralcia è sempre in malafede e non ha nemmeno la dignità di essere riconosciuto come un nemico.
Michele Iozzino