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Ius Soli: Renzi ha scelto Prato come banco di prova

by Renato Montagnolo
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renziPrato, 13 giu – Prato diventerà la città sulla quale sperimentare lo Ius Soli. Il chiaro segnale è arrivato nella giornata odierna dal nuovo Sindaco Matteo Biffoni, che ha modificato il nome dell’Assessorato all’Immigrazione in Assessorato alle Politiche per la cittadinanza.

Matteo Biffoni, renziano della prima ora, proverà a trasformare il Comune toscano nel banco di prova per le future politiche dell’attuale Presidente del Consiglio che, già ai tempi in cui era Sindaco di Firenze, fece partire la richiesta di una legge sullo Ius soli. Non ci sono quindi più dubbi sulle motivazioni che spinsero Renzi in piena campagna elettorale a definire quella di Prato l’emblema della sfida alle amministrative per il Partito Democratico.

Non si prospetta niente di buono, quindi, per la città della lana, già definita capitale italiana dell’immigrazione a causa degli oltre 30.000 stranieri regolari residenti (tralasciando, quindi, l’immigrazione clandestina), pari al 17% della popolazione cittadina. La scelta filoimmigrazionista del nuovo Sindaco, d’altronde, era già percepibile dalla scomparsa dell’Assessorato alla sicurezza, ovverosia di quell’assessorato che meglio aveva operato nel contrasto alla criminalità e all’illegalità cinese. La linea politica scelta da Biffoni sembra quindi non tener conto delle forti problematiche riscontrate di recente – tutti ricorderanno per esempio la tragedia del dicembre scorso, nella quale persero la vita sette cinesi.

Sfogliando le linee programmatiche del mandato del sindaco renziano possiamo leggere: “la Prato di domani non potrà essere che inclusiva, la città è e sarà di chi la vive indipendentemente dal luogo di nascita o dal paese di provenienza dei genitori”. Cristallino.

Nota Bene: stavo leggendo il documento programmatico di Biffoni quando ho trovato questa dicitura: La Prato dei diritti di tutt*. Dopo LA Presidente della Camera, il Sindaco che inserisce gli asterischi per evitare presunte differenze di genere. E io che fino a qualche tempo fa pensavo che queste storture della lingua italiana appartenessero solo agli “antagonisti” dei centri sociali…

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