Roma, 19 mag – Gli elettori sovranisti, identitari, insomma quelli che guardano in Italia con favore ad esperienze come il Front National francese, rischiano di fare la fine dei due vagabondi di “Aspettando Godot” o di Giovanni Drogo nel Deserto dei Tartari: finiranno divorati dall’attesa di qualcosa che non giungerà mai. Perché al di là degli ingombranti paragoni letterari, è ormai palese che da parte di Matteo Salvini non ci sia nessuna intenzione di realizzare un soggetto politico nazionale di ispirazione sovranista. Imbrigliato da 3 anni nella melina maroniana e dai lamenti dei bossiani, il “capitano”, posto che mai le avesse realmente avute, ha riposto ogni velleità lepenista nel cassetto e si avvia a riproporre lo stesso schema che da oltre vent’anni segna una parte della politica italiana: la Lega alleata di Berlusconi in una coalizione di centrodestra, relegata al ruolo di sindacato del nord e promotrice delle istanze autonomiste e federaliste. Ovviamente con proporzioni diverse rispetto al passato numeri alla mano, con Salvini che ritiene ancora possibile una sua candidatura a premier di una coalizione di centrodestra, nonostante le quotazioni di Luca Zaia sembrino in ascesa (guarda caso fu proprio Berlusconi giusto un paio di mesi fa a indicare il governatore veneto come un possibile candidato premier).
Insomma per Salvini l’affermazione alle primarie del Carroccio, dove ha raccolto l’82% dei consensi lasciando le briciole allo sfidante Gianni Fava, alfiere della linea “nordista” contraria alla svolta nazionale, non servirà per rilanciare un progetto nazionale sovranista a cui ormai credono davvero in pochi, ma solo a tenere a bada il dissenso interno al partito, fare pulizia degli alfaniani dalla coalizione e allontanare Forza Italia da Renzi. Del resto lo dice chiaramente Salvini in un’intervista uscita ieri su il Gazzettino (ma ripresa dal quotidiano salviniano “Il Populista” e rilanciata dal segretario sulla sua pagina Facebook), che il modello governativo a cui si ispira è “il modello Veneto. Anche lì ci siamo presentati in campagna elettorale con toni decisi su tasse, autonomia, immigrazione, e siamo stati premiati: voglio fare la stessa cosa a livello nazionale”. Dunque un’alleanza di centrodestra a guida Lega, dove le istanze autonomiste e le questioni fiscali vadano di pari passo, se non prima, del contrasto dell’immigrazione. Su Berlusconi Salvini smorza decisamente i toni e così se solo qualche giorno fa parlava di un Cav in “pessima compagnia con Renzi e i 5 Stelle a festeggiare la vittoria di Macron” e che poteva anche “scordarsi l’alleanza con la Lega se voleva mantenere l’Italia schiava di Bruxelles”, oggi la butta sul tema delle tasse: “io dico che l’Italia sta in piedi con un’aliquota unica del 15% e Berlusconi dice del 22%, vabbè… mica mi impicco”, aggiungendo però che “l’Europa deve essere ridisegnata da cima a fondo”, che sostanzialmente non vuol dire nulla.
E’ un modo per “buttarla in caciara” come si dice a Roma, così come avviene sull’Euro, dove Salvini invece di parlare di uscita dalla moneta unica nell’intervista dice “ritorno alla gestione della moneta”, un ulteriore abbassamento dei toni. Ma è sulla legge elettorale che come si suol dire “casca l’asino”: “il dibattito sul lepenismo è surreale, interessa i giornali e qualche politico”, chiosa Salvini. “Io lavoro per un’alleanza la più ampia possibile, e vorrei di conseguenza un sistema elettorale maggioritario che obbliga alla coalizione. Non capisco perché altri vogliano il proporzionale”. Dunque il segretario leghista spera in una legge elettorale che lo obblighi ad un’alleanza con Berlusconi (e viceversa). Una coalizione di centrodestra e un’alleanza con Berlusconi che non sembra più minimamente in discussione dunque, come conferma in coda all’intervista Salvini tornando a parlare di Zaia e del modello Veneto: “in Veneto c’è stato in più il coraggio di far fuori le mele marce, gli alfaniani e i ‘mezzi renziani’. Per questo dico che il modello veneto è quello che serve al centrodestra. E all’Italia”. Più chiaro di così è difficile. E alle minacce scissioniste di Bossi Salvini risponde per le rime: “Non ho mai risposto agli insulti, spero che Bossi non continui così perché i nemici sono fuori, non dentro la Lega. Se dovesse continuare, ricordo come andò a finire con Tosi qualche anno fa: diceva il contrario su tutto e poi si è capito il motivo, e con chi andava a braccetto”.
Davide Romano
3 comments
berlusconi non vivrà per sempre e non vivrà a lungo.
una volta seppellito nella cripta di arcore, i voti torneranno liberi….
Ci sono due persone di cui prima ci liberiamo e meglio è per tutti: Berlusconi e Napolitano.
Due di cui fare a meno: Berlusconi e Napolitano.