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Mafia Capitale, Buzzi: “Tentai (invano) di fermare CasaPound” – VIDEO

by La Redazione
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Roma, 19 mar – “Mi hanno rotto le scatole, glieli ho dovuti assumere tutti”. E ancora: “Ho fatto un accordo col sindacato Usb, io non ci andavo a parlare più, ci andava il sindacato per me”, in riferimento a Luigi Nieri, l’ex vicesindaco di Roma in quota Sel. “E al sindacato gli ho preso decine di persone, eran tutti elettori di Nieri”, neanche la coop 29 Giugno fosse un ufficio di collocamento. Non solo ex della Magliana e trafficanti di uomini, Buzzi aveva rapporti con tutti, dai vertici del comune ai dipendenti messi sotto contratto per fare favori incrociati ed ottenere così le commesse per il business-accoglienza. E’ fiume in piena Salvatore Buzzi, che durante una delle sue deposizioni per il processo Mafia Capitale svela molti dei meccanismi attorno al sistema romano di gestione dei profughi.

Buzzi ne ha anche per CasaPound, in riferimento al tentativo di aprire l’ennesima struttura in un quartiere degradato: “Avevamo trovato uno stabile, stavano sempre alla ricerca di centri d’accoglienza. C’erano stati i fatti di Tor Sapienza (la rivolta contro l’arrivo dei profughi, ndr), vado a parlare con il presidente del Municipio, che mi dice: guarda Buzzi, ci dispiace, ci creerebbe un sacco di problemi perchè lì c’era CasaPound“. Buzzi spiega allora di aver tentato di ammorbidire i dirigenti del movimento: “Siccome li conosco avevo provato a chiamare Antonini (vice presidente di Cpi, ndr), che mi dice: voi di sinistra avete perso il rapporto con il proletariato”. “Ed era vero”, commenta Buzzi, ammettendo di aver fatto marcia indietro offrendo poi lo stabile all’Usb (gli “amici di Nieri”) per la realizzazione di un “ostello del proletariato”.

https://www.youtube.com/watch?v=jBwl7GhIRro&feature=youtu.be

Un colloquio che Andrea Antonini non ha dimenticato: “Ricordo quella telefonata, Salvatore Buzzi mi chiese di stemperare i toni della protesta, richiesta che io rispedii al mittente, spiegandogli quello che poi lui stesso, nella testimonianza, riconosce, e cioè che non si mette un centro d’accoglienza in un quartiere degradato”. Un atteggiamento che marca un po’ la discontinuità di Cpi dal restante panorama politico, in cui un po’ tutti facevano affari con la “29 Giugno”. “Possiamo dire – prosegue il vicepresidente di Cpi – che, davanti a uno che ha corrotto tutta Roma, il nostro atteggiamento è stato diverso e forse è proprio questa inamovibilità dalle nostre posizioni che fa sì che noi paghiamo 100 volte più degli altri ogni nostra protesta. La nostra è una linea che non si cambia, noi non riceviamo e non chiediamo offerte, altri fanno proteste di facciata, magari raccolgono le firme, ma poi sono pronti a ritirarsi non appena il prefetto dice che il gioco è finito. Ed è proprio per questo che per noi e non per altri ci sono arresti e titoloni sui giornali”.

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silvano borsari 19 Marzo 2017 - 1:47

…lo sai che Casa Pound
l’ha combinata grossa?
Si è pulita il culo
con la bandiera rossa!…

XD XD XD

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