La partenza del governo Draghi impone diverse riflessioni sia sul passato negativo dell’ex governatore della Bce che sul suo passato positivo. Per i trascorsi oscuri di Mario Draghi, tutti normalmente fanno riferimento alla riunione sul Britannia, durante la quale si immagina che sia stata pianificata la svendita dell’Iri, ovvero della holding che deteneva allora circa mille aziende partecipate dallo Stato, con circa 500mila dipendenti. L’operazione avvenne con la motivazione che tali aziende non fossero considerate strategiche per lo Stato e che non generavano utili. E così furono privatizzate le aziende migliori come Telecom e Autostrade, più qualche banca. Lasciamo perdere, per il momento, ogni considerazione sui prezzi ottenuti da quelle cessioni: Cossiga parlò di svendite, ma, se lo schema logico non fosse quello di una presenza dello Stato nei settori del servizio al cittadino, rimarrebbero forse solo la polizia, i carabinieri e l’esercito come non privatizzabili.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di marzo 2021
Luci e ombre di Mario Draghi
A dimostrazione dell’allora atteggiamento di Draghi, ci fu una successiva intervista da questi rilasciata al Wall Street Journal, dove definiva il modello sociale europeo come «ormai morto». E per modello sociale dobbiamo intendere le scuole, le università, le carceri, la cassa integrazione, il sistema pensionistico, i sussidi alla povertà e la sanità, tutte istituzioni o inesistenti o privatizzate nel modello Usa, nazione di riferimento per il Wall Street Journal. Forse Mario Draghi voleva vendere pure queste attività? Può essere. Tutte posizioni discutibili, queste di Draghi, nonché ampiamente discusse: ma quasi nessuno gli addebita le tre colpe più gravi, forse perché sono le più complicate da comprendere sotto il profilo tecnico-economico, ma sicuramente sono le operazioni che hanno creato più danno all’Italia…