Roma, 17 giu – Sono passati cinquant’anni dal doppio efferato omicidio di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, ovvero l’agguato terroristico passato alla storia come il primo fatto di sangue delle Brigate Rosse. Questa sera a Padova un corteo – che partirà alle ore 19:00 da Piazza Mazzini – ricorderà il sacrificio dei due militanti missini uccisi nella mattinata del 17 giugno 1974.
L’assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano
Siamo in Via Zabarella, nella locale sede del Movimento Sociale Italiano. I terroristi Roberto Ognibene e Fabrizio Pelli fanno irruzione nei locali della sezione. Sono armati: il primo nella settimana precedente al vile attentato si era fermato sulla porta d’ingresso presentandosi sotto falso nome come simpatizzante del partito fondato – tra gli altri – da Giorgio Almirante e Pino Romualdi. Graziano Giralucci è un appassionato di rugby non ancora trentenne, Giuseppe Mazzola – appuntato dei carabinieri in pensione – di anni invece ne ha il doppio. I due militanti, coraggiosamente e a mani nude, provano a disarmare Ognibene. Pelli, momentaneamente fuori ma richiamato dal trambusto, rientra e apre il fuoco contro i missini.
Il ricordo di Mario Bortoluzzi
Per inquadrare al meglio la vicenda ci affidiamo alle parole di Mario Bortoluzzi. Padovano d’adozione – le sue origini sono veneziane – ha vissuto in prima persona gli anni ’70 del capoluogo patavino. Scrive sul Secolo d’italia l’autore del romanzo “Camminando con libero passo”: «ll barbaro omicidio di Mazzola e Giralucci fu per noi giovani militanti del MSI un trauma esistenziale che segnò tutti i momenti successivi della nostra vita. Penso allo shock provato dai militanti che, ventenni, trovarono per primi i cadaveri in un lago di sangue, penso alle famiglie delle vittime, lacerate da uno strappo affettivo devastante, penso all’ignobile ruolo della stampa “di regime” che tentò immediatamente di attribuire il duplice omicidio “a faide interne fra fascisti”».
Bortoluzzi – che ha curato anche il fumetto “Brigate rosso sangue” – continua scrivendo della rinnovata volontà dei padovani dall’animo puro e libero. «Per due lunghi anni successivi, quei giovani fecero fronte con tutte le loro forze alla quotidiana violenza che l’ultrasinistra scatenò contro la destra padovana dopo la strage del 17 giugno 1974, nell’indifferenza colpevole delle pubbliche autorità. Questa fu la loro colpa: resistere per affermare il diritto di esistere.»
Padova ricorda Mazzola e Giralucci
Lo stesso Bortoluzzi – voce e autore della Compagnia dell’Anello – mise in musica una poesia. “Padova, 17 giugno 1974”, per molti il seme da cui germogliò il fenomeno ancora vivo della musica alternativa. Disse qualche anno prima Yosuke Matsuoka, ambasciatore giapponese a Roma e poi Ministro degli Esteri nel 1940-41: “a Roma, visitando la Mostra della Rivoluzione Fascista, sono stato colpito dal rito del Presente. I morti che restano nei ranghi e combattono insieme ai vivi: è una visione eroica dell’esistenza”. Questa sera al termine del suddetto corteo proprio la Compagnia (insieme ai Topi Neri) suonerà in concerto. Per ricordare che – nonostante tutto – Mazzola e Giralucci marciano ancora nelle stesse schiere.
Marco Battistini