Così per evitare di perdere 3.180 euro di contributo da parte dell’Assemblea e pagare di tasca propria, alcuni deputati hanno assunto, nel giro di pochi giorni, i collaboratori, garantendosi in questo modo il benefit per altri tre anni. E tra questi c’è chi ha pensato di inquadrare il proprio portaborse come colf.
È il caso della deputata dell’Udc e avvocato Alice Anselmo, unica a uscire allo scoperto, ma che respinge quella che definisce “caccia alle streghe”. “La legge prevede che il personale di segreteria di un deputato possa essere retribuito a fronte di un regolare contratto – chiarisce Anselmo -. Nessuno di noi, singoli parlamentari, può procedere ad alcuna assunzione, se non nei termini di legge che sono, appunto, quelli che in queste ore qualcuno si diverte a far apparire anomali: un contratto di servizi alla persona, che comprende varie categorie e varie mansioni”.
Non si sa ancora quanti siano i collaboratori inquadrati in questo modo ma è già polemica; anche altri deputati, come i Cinquestelle, hanno provveduto ad assumere in extremis ma con contratti CoCoPro. Col governatore Rosario Crocetta che parla di “cattivo gusto”, mentre il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, commenta con un laconico “sarebbe assurdo e ridicolo”.
Contratti simili sarebbero stati stipulati da altri deputati per uno o più portaborse. Ma per la Fisascat-Cisl si tratterebbe di contratti illegittimi. “Se uno di questi collaboratori assunti come colf venisse da noi apriremmo subito una pratica per l’ispettorato del Lavoro: il contratto non prevede alcuna figura amministrativa; anche l’Inps avrebbe qualcosa da ridire sul versante dei contributi”, fa sapere il sindacato.
Saverio Andreani