“Oggi sul quotidiano locale – ha scritto Pizzarotti su Facebook – è uscita la notizia di una indagine nei miei confronti, e da lì su tutti i giornali nazionali. Era già emerso ci fossero indagini in corso, rispetto alla notizia di mesi fa che qui sotto vi riporto. Sono tranquillo, perché è un atto dovuto a seguito degli esposti del Partito Democratico“. Per Roberto Fico, uno dei portavoce Cinque Stelle, Pizzarotti è indagato ma solo “se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del Movimento 5 Stelle chiederemo un passo indietro. Come in tutti gli altri casi”.
Eppure da sempre la “legge” del 5 Stelle prevede l’esclusione dalle liste del movimento per gli “inquisiti e i condannati” e prontamente ogni volta che un esponente di altri partiti viene indagato i grillini sono prontissimi a chiederne la gogna. Di più, lo scorso dicembre, Luigi Di Maio intervistato da Libero dichiarò: “sono a favore della presunzione d’innocenza per i politici. Se uno è indagato, deve lasciare, lo chiedono gli elettori”. I sindaci pentastallati di Livorno e Parma invece no, da semplici indagati devono rimanere al loro posto. Alla fine c’è sempre qualcuno più forcaiolo di un forcaiolo, che quando intravede la forca si trasforma magicamente in un garantista.
Alessandro Della Guglia