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Il numero di “Internazionale” sulle mestruazioni è da non perdere

by Adriano Scianca
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internazionale 2Roma, 12 mag – Avete presente quell’insopportabile amico di un amico con cui ogni tanto vi capita di stare a cena e che, se per caso vi scappa detto “Tra poco faccio un viaggio a Istanbul”, inevitabilmente commenta: “Beh, oggi la società civile turca è caratterizzata da una nuova borghesia intellettuale cosmopolita, riscontrabile anche nella notevole scena post-punk di Smirne”? Ovviamente non c’entra niente, ma a lui bastava dimostrare di sapere come va il mondo. Ecco, è molto probabile che quell’amico di un amico (ma che amici di amici frequentate?) sia abbonato a Internazionale.

Una rivista che ha sostanzialmente il solo scopo di permettere a un esercito di sfigati di citare vignette del New Yorker che non fanno ridere in conversazioni da ascensore. Internazionale è la pacca sulla spalla a chi è in cerca di un riconoscimento culturale non altrimenti appagabile. Ma è anche, va detto, un buon termometro della follia che anima le nostre élite. Insomma, è un po’ l’equivalente della playlist dell’orchestra del Titanic: se la conosci bene, puoi sapere a che punto siamo con l’inabissamento. Ora, il numero in uscita in edicola della rivista presenta in copertina un assorbente interno su sfondo rosso. Il titolo recita: “Scorrerà il sangue”. Così viene presentato il numero sul sito: “Le mestruazioni sono ancora un tabù e, in molte parti del mondo, un pretesto per discriminare le donne. Ma la battaglia per cambiare le cose è cominciata”.

Ora, “in molte parti del mondo” succedono tante cose e in genere, nei Paesi in cui le donne vengono recluse in una capanna per tutta la durata del loro ciclo mestruale, con l’obbligo di non toccare nulla e nessuno, questo è più o meno l’ultimo dei loro problemi, nel senso che spesso si tratta di culture che presentano ben altre durezze nei confronti delle donne. Del resto la storia insegna anche che rompere i tabù nelle culture altrui, anche quelli più incomprensibili, è sempre un’operazione delicata a cui corrispondono squilibri nascenti che potrebbero vanificare i “diritti” conquistati. Ma stiamo già volando troppo alto: leggendo i commenti sulla pagina Facebook della rivista sembra in effetti che il tabù da rompere sia qui e ora, nella nostra società. Esatto, stiamo aggiungendo un ulteriore anello alla già infinita catena della vittimologia occidentale: le donne mestruate. Ben presto cominceranno a parlare di “vuoti normativi” da colmare, di “diritti” da reclamare, di leggi assolutamente “indispensabili”, di fare

Forse vi ricorderete di loro per altre battaglie fondamentali, come...

Forse vi ricorderete di loro per altre battaglie fondamentali, come…

“come in tutti i Paesi occidentali” e via delirando, la prassi ormai è rodata. I commenti di cui si diceva sono comunque un campionario di pazzia che non bisogna perdersi per nessun motivo al mondo.

In molti, per esempio, protestano perché la copertina è troppo timida: “Considerando che serve a sfatare un tabu,come copertina è anche piuttosto sobria…”; “Perché non fotografare una bella coppetta? Sfatiamo i tabù e diffondiamo il rispetto per l’ambiente”. Ecco poi che arriva la rivendicazione: “Sarebbe anche ora di permettere alle donne che soffrono di sindrome mestruale documentata di avere agevolazioni sul lavoro,o quelle che devono mettere tute e grembiuli bianchi di averne di altri colori meno macchiabili…”. Finché si toccano le vette del sublime: “Per me è iniziata da 20 anni questa battaglia! Ho costituito un collettivo di oltre 50 artisti, di tutto il mondo, che esplorano l’universo femminile attraverso il sangue mestruale. E tutte le mie performance sono fatte di materia organica, il mio sangue. Il collettivo si chiama Hic est sanguis meus, Questo è il mio sangue. Liberiamo il corpo della donna da tutte queste maledizioni!”; “A proposito di mestruazioni, proprio domani è l’ultimo giorno per visitare la mostra ‘Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco’ al Teatro Stabile Comunale di Isola del Liri (Fr)… 30 artiste che hanno affrontato il tema lavorando sui vecchi pannolini di tessuto, sfidando più di un tabù (parola dell’ideatrice/curatrice)…”. Ora, chi non si fosse già catapultato a Isola del Liri potrà forse riflettere sul fatto che, in realtà, l’argomento è già bello che sdoganato da un pezzo nella nostra società: delle mestruazioni si parla tranquillamente, ci sono pubblicità in tv, a qualsiasi ora e su ogni canale, per ogni possibile prodotto ad esse collegato e le ragazze hanno cessato da tempo di essere chiuse a chiave durante il loro periodo mensile, malgrado i padri orchi che, come ci è stato spiegato nel dibattito sulla famiglia, sono sempre in agguato per picchiare e stuprare in ogni nucleo familiare “tradizionale”.

Certo, poiché non ci siamo ancora rimbecilliti del tutto, la cosa continua a essere oggetto di un’inoffensiva ironia circa i relativi scompensi umorali che peraltro sono scientificamente provati, ironia ampiamente condivisa dal genere femminile stesso. Allo stesso modo, l’argomento, come ogni dato fisiologico, è in certi contesti circondato da un minimo di discrezione, per il maggior scorno dei “colletivi artistici” che dipingono intingendo il pennello nel mestruo. Ma, ci dispiace per le decostruttrici de noantri, questo non è indice di alcun tabù, è solo elementare buona educazione. È lo stesso motivo per cui non si indugia troppo sulle nostre funzioni corporali: è una cosa naturale, ma non per questo ci costruisce su una narrazione, un’epica, una battaglia sociale. A meno che non si sia Pier Paolo Pasolini: in tal caso si potrà dar sfogo a tutte le proprie ossessioni scatologiche e coprofaghe per poi dire che in realtà si stava denunciando il fascismo o il capitalismo o la Chiesa cattolica o forse tutti e tre insieme. In tal caso si troverà sempre un angolo nel paradiso degli snob, quell’Eden sui cui alberi crescono solo numeri di Internazionale.

Adriano Scianca

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6 comments

Martino 12 Maggio 2016 - 9:53

Questo articolo è splendido.

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Paolo 12 Maggio 2016 - 10:10

Verissimo.

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Sal Taurasco 13 Maggio 2016 - 9:53

Internazionale, l’Huffington Post e Vice condividono lo stesso spacciatore. Urge ricovero di massa al Sert.

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Pino Rossi 13 Maggio 2016 - 10:27

Ahahah esilarante e verissimo. Leggevo Internazionale ai primi numeri, quando effettivamente, con Internet ai primordi, era un mezzo per conoscere almeno un po’ il tipo di ipnosi diffusa dai media stranieri. Ero abbonato. Parliamo dei primi anni 90. Poi piano piano si è trasformato in un’appendice con l’erre moscia del gruppo espresso. Adesso è esattamente come ritratto nell’articolo. Almeno credo, non sfogliandolo più da anni.
Geniale le “decostruttrici de noantri”.
Complimenti, questo è uno dei pochissimi luoghi di buon senso e lucidità rimasti.

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Nessuno 14 Maggio 2016 - 8:37

Me lo perderò con gaiezza.

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Marina 30 Dicembre 2018 - 12:05

Interessante convivio. Per completezza di informazione dovresti anche dire che mentre i rasoi sono tassati al 4% (bene di prima necessità), gli assorbenti, quelli senza i quali una donna non potrebbe uscire di casa per 4/5 giorni al mese, a meno di non urtare la sensibilità comune ed essere additata quantomeno come “maleducata”, sono tassati al 22%. Se non è discriminazione questa…

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