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Prescrizione, i pericoli di una riforma voluta da grillini e sinistra manettara

by Lorenzo Zuppini
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Prescrizione, tribunale

Roma, 12 feb – Il Movimento 5 stelle ha stravolto la concezione della giustizia di Stato e della posizione dell’individuo all’interno delle istituzioni, ma neanche più di tanto. Non sono certo nati coi grillini i Travaglio, i Davigo, i girotondini e l’idea che non esistano innocenti ma solo colpevoli non ancora beccati. La sinistra, con la sua idea di giustizia sociale che prevarica le libertà individuali, è di per sé affascinata dall’idolatria verso i pieni poteri riconosciuti alle istituzioni della giustizia che sono ritenute infallibili, tanto che i nostri liberal si sono sempre schierati contro la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle loro carriere. Appunto, come se non si trattasse di essere umani fallibili bensì di figure mitologiche che bastano a se stesse.

La prescrizione e il principio del giusto processo

La prescrizione è un istituto giuridico che nasce da una norma di legge e trova il suo fondamento nella Costituzione ove, ex articolo 111, è sancito il principio del giusto processo e della sua ragionevole durata. Dunque l’organo rappresentativo della volontà popolare, e che quel popolo rappresenta precisamente, ha creato una norma che prevede la garanzia, per l’individuo accusato dalla pubblica accusa della commissione di un reato, consistente nell’imposizione di un lasso di tempo entro e non oltre il quale la magistratura può far valere il proprio potere. Si tratta di una tutela vera e propria da certi poteri e dal loro possibile e purtroppo frequente strabordamento.

E’ impensabile immaginare una società in cui la magistratura possa intervenire e agire senza che la legge preveda dei limiti al suo operato. Ciò che i grillini stanno tentando di fare, anche col silenzioso consenso della sinistra, è il ribaltamento di questo equilibrio per cui tutti noi dobbiamo ritenerci sudditi di un potere superiore al quale dobbiamo rispondere per ogni aspetto della nostra esistenza e il quale, al contrario, non deve render conto della propria condotta. Ammantandosi di luoghi comuni quali la democrazia diretta, spezzano le reni allo Stato di diritto. Lo hanno detto in tutte le salse: la prescrizione, nel loro dizionario, è una scappatoia.

Norme pericolose

Tanto per rendere più chiara la situazione grottesca in cui vogliono farci piombare, dal primo marzo dovrebbe trovare piena applicazione la nuova norma sulle intercettazioni tanto voluta e tanto desiderata dal solito Bonafede. Si tratta dell’introduzione di Trojan, il virus a disposizione della magistratura che, una volta iniettato nei nostri dispositivi (siano essi tablet, cellulare o computer), rende questi ultimi a totale disposizione degli inquirenti trasformando la vita privata di un indagato nel Grande Fratello all’italiana. La norma prevede l’affidamento di Trojan non allo Stato, ma ad aziende private che gli si sostituirebbero nell’azione di intercettazione. La nostra vita verrebbe appaltata a chissà chi. Di fronte a questo scenario da brividi, gli amici manettari rispondono ghignando che se non abbiamo scheletri nell’armadio non dobbiamo preoccuparci di niente. Tanto varrebbe, a questo punto, sottoporre tutti i cittadini con cadenza giornaliera alla macchina della verità, chiedendo loro se hanno commesso illeciti nelle ultime ventiquattr’ore.

È il solito ribaltamento della realtà, per cui i cittadini debbono sopportare qualsiasi decisione presa nei loro confronti senza batter ciglio, il tutto per una supposta superiorità morale di chi prende quelle decisioni. E in questo caso, a proposito di supposta superiorità, stiamo parlando di certi politici giustizialisti. I quali dovrebbero guardare Richard Jewell, l’ultimo film di Clint Eastwood: l’avvocato del protagonista, prima del fondamentale interrogatorio, chiarisce che dentro quella stanza non c’è il governo degli Stati Uniti d’America, ma degli stronzi che lavorano per il governo.

Lorenzo Zuppini

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