Roma, 20 apr – Si sfalda l’antifascismo del terzo millennio, sotto il peso delle proprie contraddizioni e di un’attualità storica solamente immaginata. Al prossimo 25 aprile, infatti, la comunità ebraica diserterà le manifestazioni. L’Anpi, dicono, “non rappresenta più i veri partigiani”. Non si capisce chi siano i “veri partigiani”, in verità, se non poche decine di novantenni, ma la rottura resta comunque pesante. La pietra dello scandalo sono ovviamente i militanti dei centri sociali, molti con la tessera Anpi in tasca grazie alla lungimirante politica di far diventare partigiani anche ragazzi nati nel ’93, che hanno sempre contestato i rappresentanti della Brigata ebraica.
Gli antifascisti di oggi sono infatti filo-palestinesi, anche se i palestinesi di ieri erano filo-fascisti. Insomma, dietro ogni passo c’è una contraddizione. La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, infatti, spiega: “Non si può cancellare la storia e far sfilare gli eredi del Gran Mufti di Gerusalemme, che si alleò con Hitler, con le proprie bandiere. Per non parlare delle ripetute aggressioni, avvenute negli anni passati, ai danni dei rappresentanti della Brigata Ebraica. L’Anpi che paragona la Comunità Ebraica di Roma a una comunità straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani. Oggi c’è bisogno di celebrare la giornata del 25 Aprile senza faziosità e senza ambiguità”.
Sulla clamorosa rottura si getta l’avvoltoio Pd, che non vedeva l’ora di restituire il colpo dopo l’endorsement dell’Anpi per il no al referendum voluto da Renzi. “Purtroppo ancora una volta a Roma il corteo dell’Anpi è diventato elemento di divisione quando dovrebbe essere invece l’occasione di unire la città intorno ai valori della Resistenza e dell’antifascismo. Per questo, come già l’anno passato, non parteciperemo”, ha detto Matteo Orfini.
Giorgio Nigra