Roma, 19 ott – Anche dal Fatto Quotidiano giungono pareri decisamente contrari alla proposta di introduzione del reato di “negazionismo”. A parlare è Bruno Tinti ex magistrato, giornalista e scrittore, nonché (a sentire Wikipedia) azionista del quotidiano. Tinti chiarisce che a suo parere “l’Olocausto è una verità storica dimostrata in modo inoppugnabile da documenti e testimonianze non contrastabili. È stato anche un genocidio abominevole, una serie spaventevole di crimini contro l’umanità, una regressione della natura umana che, prima di indignare, sconcerta”.
Tuttavia, aggiunge, “è inaccettabile che l’imbecillità o la faziosità siano punite con il carcere”. Se è giusto che il cdice penale punisca istigazione e apologia si chiede l’ex magistrato, restano tuttavia alcuni interrogativi in relazione al “negazionismo”: “Ma se ci si limita a sostenere che un certo delitto non è mai avvenuto? Qual è la valenza criminale di questo comportamento? Chi nega l’olocausto non dice che i nazisti hanno fatto bene ad ammazzare 10 milioni di ebrei; e nemmeno dice che sarebbe bene rifarlo. Espone una sua demenziale teoria che merita una schifata ripulsa e l’isolamento sociale: ma niente di più, pena ricadere in analoga ignominia”.
Tinti cita l’Inquisizione e chiosa: “È vero che, in questi casi (ma durò fino al 1800), i persecutori difendevano falsità storiche e oggi si vuole difendere la verità storica. Ma è anche vero che ogni individuo ha diritto a non essere costretto a soggiacere a condizionamenti ideologici, morali o religiosi altrui. E che certe cose si sa come cominciano ma non si sa come finiscono”.
Giorgio Nigra