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Arrestato a Ferrara il fratello del killer di Marsiglia: è lui che lo avrebbe indottrinato

by Roberto Derta
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Roma, 9 ott – L’Italia si conferma base logistica del terrorismo internazionale. Uno dei due fratelli del tunisino Ahmed Hannachi, il killer di Marsiglia, è stato infatti arrestato a Ferrara. Si tratta di Anis Hannachi, che è stato arrestato ieri dalla polizia su disposizione della procura Antiterrorismo di Roma che ha dato seguito a un mandato di arresto europeo della magistratura francese. L’uomo, ora posto a disposizione della procura generale presso la corte d’appello di Bologna, è accusato di “partecipazione ad associazione terroristica e complicità” nell’atroce delitto commesso dal fratello. Potrebbe essere stato lui a “radicalizzare” Ahmed, indottrinandolo e avvicinandolo ai principi del jihad. Ma non solo: Anis potrebbe aver avuto un ruolo nell’organizzazione di quanto avvenuto a Marsiglia anche se, secondo quanto è stato possibile ricostruire al momento, non sarebbe stato presente nella seconda città francese il giorno dell’attentato.

Lo stesso Ahmed Hannachi ha vissuto ad Aprilia per otto anni. Un altro fratello, Anuar, si troverebbe all’estero e secondo gli investigatori tunisini potrebbe aver avuto legami con cellule jihadiste in passato. La procura di Roma nel frattempo ha aperto un fascicolo per associazione terroristica, e i magistrati sono in attesa di ascoltare Ramona Cargnelutti, la moglie di Ahmed Hannachi. I due si sono sposati ad Aprilia nel dicembre del 2008, poi dopo una relazione travagliata hanno deciso di lasciarsi e ora la donna vive a Biserta, in Tunisia, con un altro uomo. Il suo rientro in Italia è previsto nei prossimi giorni. Il primo ottobre, Ahmed Hannachi ha ucciso due donne alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Secondo alcuni testimoni avrebbe urlato “Allah Akbar” durante l’assalto, ma la matrice del terrorismo islamico è ancora da verificare nonostante il gesto sia stato rivendicato dall’Isis. Gli accertamenti finora svolti dall’Italia su Ahmed Hannachi avrebbero accertato che l’uomo, nel periodo passato ad Aprilia con la moglie italiana, non era mai finito tra gli elenchi dei soggetti radicalizzati o sospettati di essere tali, mentre aveva dei precedenti per reati contro il patrimonio e spaccio di droga.

Roberto Derta

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Tony 9 Ottobre 2017 - 1:20

..invece che usarli come bersagli.. qui si accolgono .Da neuro!!

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