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Confindustria contro Conte: “Governo fermo alla fase 1. Via il blocco dei licenziamenti”

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 28 lug – Il governo giallofucsia è sostanzialmente fermo al lockdown, altro che fase 2 (figuriamoci la cosiddetta fase 3, il ritorno alla normalità). E’ l’attacco del presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Il governo al momento è ancora troppo attendista“, dice in una intervista al Corriere della Sera. Un giudizio negativo, quello del numero uno degli industriali, soprattutto su come l’esecutivo Conte ha intenzione di utilizzare i 209 miliardi del Recovery fund. Anzi, “la verità è che per il governo la fase 2 non è ancora iniziata“, rincara la dose Bonomi, che aggiunge: “Adesso però non abbiamo scuse, tocca a noi fare i compiti a casa“.

“Mi sarei aspettato di vedere già il Piano delle riforme”

Il numero uno di Confindustria è molto critico: “Mi sarei aspettato di vedere già scritto il Piano nazionale delle riforme“, e invece – fa presente – “il comitato interministeriale per gli affari europei, che dovrebbe redigerlo, comincia solo oggi a lavorare”. Per Bonomi, dunque, “si continua a parlare dei fondi che arriveranno dall’Europa pensando che risolveranno tutti i nostri problemi” ma invece va ricordato “prima di tutto che le risorse a fondo perduto ammontano a 80 miliardi quando l’Italia contribuisce con 55”. Questo, fa i conti Bonomi, “comporta un saldo netto a nostro favore di 25 miliardi. Che sono tantissimi, sia chiaro. Poi ci sono i prestiti agevolati che porteremo a casa in funzione dei progetti che sapremo presentare. E qui l’esperienza ci dice che l’Italia non è stata in grado già in passato di spendere quanto ci veniva accordato”. D’ora in avanti non potremo confondere l’Europa con task force e stati generali. Bisogna agire“, esorta il leader di Confindustria.

“Fisco e burocrazia devono essere le priorità”

Secondo Bonomi, “fisco e burocrazia” dovrebbero essere le priorità di riforma del governo. “Si tratta di riforme per cui non è necessario mobilitare risorse. Ma sono fondamentali, senza di esse non saremo in grado di correggere le storture che ci hanno relegato tra gli ultimi Paesi in Europa per crescita e produttività”. Ovviamente, però, “la prima è quella del lavoro”, sottolinea il presidente degli industriali, che lamenta il fatto che “su 100 euro spesi per il lavoro l’Italia ne mette 98 per le politiche passive e 2 per quelle attive. Ma non c’è alcuna intenzione di mettere mano a questa situazione. Anzi: si vara uno scostamento di bilancio da 25 miliardi per distribuire altre risorse a pioggia“, è la critica di Bonomi, che affonda il colpo: “Si tratta di introdurre soluzioni efficaci perché il sistema attuale evidentemente non funziona. Tiene tutti fermi al lavoro dov’era e com’era, invece di formare e riorientare al lavoro nuovo”.

Gli industriali vogliono poter licenziare

Ma il numero uno degli industriali poi fa una richiesta ben precisa: consentire alle imprese di licenziare, rimuovendo quel blocco ai licenziamenti che il governo vuole prorogare. “Più tardi verrà eliminato e peggiore sarà l’impatto”, spiega Bonomi, che si dice contrario anche agli sgravi fiscali per chi assume: “Non scherziamo. Lei vede qualcuno oggi interessato ad assumere se col divieto di licenziamenti non può ristrutturare? Al danno dell’impianto attuale degli ammortizzatori si aggiunge la beffa”.

“Pressione fiscale sulle imprese altissima, eliminare l’Irap”

Per quanto riguarda le tasse, infine, il presidente di Confindustria ribadisce la necessità di eliminare l’Irap: “La pressione fiscale sulle imprese è altissima, e togliendo l’Irap si premia chi assolve con lealtà al patto con lo Stato pagando le tasse”.

Misiani: “Bonomi ha ragione, dobbiamo decidere in fretta”

Bonomi ha ragione quando ci richiama ai tempi stretti e alla necessità di decidere“, è il timido mea culpa del viceministro dell’Economia Antonio Misiani, intervenuto ad Agorà su Rai3. “Non arriveranno soldi a pioggia ma ci sarà un meccanismo di confronto e di condivisione. Sarà un percorso complesso, un percorso in cui saranno necessarie riforme non perché ce lo chiede l’Europa ma perché serve al nostro Paese”, assicura l’esponente dem.

Adolfo Spezzaferro

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