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Coronavirus, Zaia si ribella e attacca il governo: “No alle zone rosse in Veneto”

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 8 mar –  Luca Zaia non ci sta, il “suo” Veneto non va messo in quarantena come la Lombardia e il decreto sul coronavirus imposto dal governo giallofucsia non va bene, con misure scientificamente sproporzionate e non discusse con le Regioni. “Il metodo non ci va bene. Abbiamo contestato con il comitato scientifico la classificazione delle tre province di Padova, Treviso e Venezia come tre aree rosse, perché non lo sono. Si tratta di tre cluster: uno a Treviso, che è di tipo ospedaliero. Qui abbiamo isolato 122 persone in totale tra ospedalieri, pazienti e cittadini. Il cluster di Padova è quello di Vo’, con i 66 casi del comune isolati per 14 giorni e i nuovi tamponi che ci stanno dando ragione. E il cluster veneziano, anche questo ospedaliero. A fronte di cluster circoscritti, e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende questa misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento dell’epidemia“, spiega il governatore Zaia ai microfoni di Radio1. “Questo decreto – fa presente – è inoltre difficilmente interpretabile su molte misure, per esempio il trasporto delle merci. Ci vorrà una nota interpretativa. Noi abbiamo 600mila imprese. Cosa diciamo loro?“.

“Non abbiamo potuto presentare le nostre proposte”

“Innanzitutto di questo decreto abbiamo scoperto prima dalle homepage di alcune testate che vedendolo sulla scrivania. Il decreto in bozza andrebbe secretato e diffuso quando si è deciso come comunicarlo”, è l’accusa di Zaia contro il governo giallofucsia. “Un decreto come questo, così importante, non abbiamo avuto modo di controdedurre perché avevamo chiesto di attendere almeno fino a questa mattina per poter presentare delle proposte, non è stato possibile“, spiega l’esponente leghista ai microfoni di Rtl 102.5.

Fontana: “Misure necessarie ma in ritardo”

Il governatore della Lombardia Attilio Fontana invece afferma che “si tratta di misure necessarie”, ma denuncia il ritardo nella reazione da parte del governo. “A Roma qualcuno non ha capito bene la situazione o quantomeno l’ha capita con un certo ritardo. Noi abbiamo sempre cercato di rendere chiaro il quadro, con numeri, dati scientifici e proiezioni, ma non ci hanno creduto“. Dello stesso avviso Alberto Cirio, governatore del Piemonte: “Il decreto evita ciò che è futile, il necessario si può fare” dice nel corso di una diretta Facebook in cui annuncia di essere risultato positivo al coronavirus.

Sindaci in rivolta, da Venezia ad Asti

Assolutamente contrario il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che definisce “pessimi” i provvedimenti presi dal governo (anche la Provincia di Venezia è inserita nell’elenco delle aree chiuse). “Nessuno mi ha avvisato – sottolinea Brugnaro – e mi sembra sbagliato comportarsi in questo modo”. Il sindaco chiede “chiarimenti urgenti sugli spostamenti delle merci e dei lavoratori”. “È una cosa inaudita“, dichiara il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. “Così è complesso anche per i sindaci lavorare”, sottolinea circa il caos scatenato dalla fuga di notizie sul decreto. Anche perché il testo, secondo il primo cittadino pesarese, lascia molti dubbi interpretativi. Assolutamente contrario il sindaco di Asti, altra provincia chiusa dal Dpcm. “Una follia, un disastro che non ci aspettavamo“, dice Maurizio Rasero. “Questa mattina saremo di nuovo convocati in Prefettura, dopo la riunione della notte, ma non sappiamo ancora di preciso cosa accadrà. Ad ora non ci è stato spiegato il motivo di questa scelta”. La situazione, ad Asti, era “sotto controllo” sostiene il sindaco. “Sono giorni che monitoriamo la situazione, in stretto contatto con l’ospedale. Anche lì era tutto sotto controllo”.

Adolfo Spezzaferro

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Sergio Pacillo 8 Marzo 2020 - 3:42

Siamo passati dalle zone verdi alle zone rosse.
Chissà come la pensa la Greta.
Vuoi vedere che questa epidemia è colpa del cambiamento climatico ?
Ci stanno studiando.

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