Roma, 28 ott – Alle uscite di Andrea Crisanti ci siamo probabilmente abituati da tempo. Parte di quella pletora di virologi-star che hanno invaso le televisioni degli italiani durante la pandemia, Crisanti ha messo bene a frutto la notorietà acquisita in questo modo, riuscendo a farsi eleggere senatore con il Partito Democratico. Ma ora si vuole tenere lo stipendio più alto, quello di professore.
La scelta di Crisanti
Eletto nella circoscrizione estera, Crisanti ha annunciato di voler rinunciare al proprio stipendio da senatore. Nessun intento idealistico, ma solo un calcolo di convenienza. Come riportato dal Giornale, Crisanti ha motivato in questo modo la propria decisione: «Dovendo scegliere, ho deciso di mantenere la retribuzione che percepisco dall’Università di Padova, in qualità di direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia. Dopo l’elezione mi sono messo in aspettativa, ma con stipendio, e allora non potendo ovviamente cumulare due buste paga sono stato chiamato a scegliere tra quella da senatore e quella da specialista. Ho optato per quest’ultima, per motivi contributivi». Ad allettare Crisanti non è solo la pensione ma anche lo stipendio più corposo: «Mi conviene, è un compenso più alto e poi è una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento».
Con la giusta punta di orgoglio il neoparlamentare ha spiegato la propria situazione contrattuale: «Ricopro una posizione apicale sia all’Università che in azienda ospedaliera, la mia classe di stipendio è elevata, perché fui chiamato come professore di “chiara fama”, poi ho l’indennità di direzione di dipartimento, di unità complessa e di Malattie infettive». Per poi aggiungere: «La somma è interessante ma non è che sono stato lì a contare le centinaia di euro». Verrebbe da rispondere con un fantozziano: ma com’è umano lei.
La replica dell’Università
Non saremo noi a voler fare i bacchettoni con Crisanti, ma i motivi dietro il suo “gran rifiuto” dello stipendio parlamentare ed il suo modo sprezzante di approcciare la questione sembrano svilire l’importanza e il ruolo di parlamentare, vissuto quasi come un hobby o un passatempo. A guastare, però, i piano di Crisanti è l’Azienda ospedaliera che ha dichiarato: «Non erogheremo compensi in assenza del lavoro del professor Crisanti». Specificando che «Il trattamento economico del docente in aspettativa è infatti dovuto dall’amministrazione di appartenenza, l’Università degli Studi di Padova, la quale Università riceve dall’Azienda ospedaliera (sulla base di una convenzione valida per tutti professionisti universitari impegnati nelle attività sanitarie nei reparti) una quota economica sulla base dei servizi effettivamente garantiti a favore dell’Azienda e di conseguenza dei pazienti». Pertanto, «Venendo meno l’impegno medico e professionale a favore dell’Azienda ospedale Università di Padova, si preclude di conseguenza ogni impegno economico da parte della stessa Azienda. Risorse che non solo la legge, ma anche l’opportunità e l’etica, vogliono impiegate nel retribuire coloro che garantiscono una effettiva attività per erogare servizi ai pazienti dell’ospedale padovano».
Nonostante questo Crisanti non sembra intenzionato a mollare l’osso e ha risposto piuttosto piccato: «Posso continuare a fare didattica e ricerca e mi devono pure pagare. Pensavamo di liberarsi di me, si sbagliavano. La mia è una aspettativa parlamentare e ha altre caratteristiche rispetto all’aspettativa comune. Sono ancora a tutti gli effetti un professore dell’Università di Padova e un dirigente dell’Azienda ospedaliera, piaccia o non piaccia».
Michele Iozzino
1 commento
Ma quali bacchettoni, Patavium meravigliosa urbe culturale, sino ai Freda e Vesce compresi, non può più ammettere omuncoli, insetti predatori di tal portata! Purtroppo non c’è solo Crisanti. Speriamo nei ripulisti poco fini…