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Def e aumento dell’Iva: una stangata da 1.300 euro a famiglia

by Salvatore Recupero
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Roma, 29 apr –  Il Def approvato il 26 aprile scorso potrebbe riservare bruttissime sorprese ai contribuenti italiani. Nel Documento di Economia e Finanze si legge che: “Il quadro economico-finanziario prospettato, non avendo natura programmatica, contempla l’aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, previsto dalle clausole di salvaguardia in vigore. Come già avvenuto negli anni scorsi, tale aumento potrà essere sostituito da misure alternative con futuri interventi legislativi che potranno essere valutati dal prossimo Governo”.
Il Def di Gentiloni così lascia aperta l’ipotesi di un aumento dell’Imposta sul valore aggiunto che potrebbe portare anche a un aggravio superiore ai 1.300 euro l’anno per ogni famiglia italiana. Infatti se scattano le cosiddette clausole di salvaguardia l’IVA ridotta del 10% passerà nel 2019 all’11,5% e nel 2020 al 13% mentre quella ordinaria del 22% passerà dal 24,2% l’anno prossimo al 24,9% nel 2020 fino al 25% del 2021. Per evitare questo scenario da incubo è necessario recuperare 12,4 miliardi, per il 2019 e ancora 19,1 per il 2020. A questo punto o si aumentano le tasse o si riduce la spesa pubblica. In entrambi i casi però la cura rischierebbe di essere peggio del male. Vediamo perché.
Il contribuente italiano è già messo alle strette da un fisco eccessivo. Secondo la classifica del rapporto ‘Taxing Wages’, nel 2017 le tasse e i contributi sociali a carico di lavoratore e datore di lavoro ammontavano nel nostro Paese al 47,7% nel caso di un lavoratore single (in calo di appena lo 0,09% rispetto al 2016) contro la media Ocse del 35,9%. Peggio dell’Italia fanno Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%). Il cuneo scende però al 38,6% per le famiglie di 4 persone con un unico percettore di reddito, contro la media Ocse del 26,1%. Inoltre, come rileva il rapporto periodico “Noi Italia” dell’Istat il numero dei cittadini italiani in stato di indigenza è in continua crescita. Avere un lavoro a volte non basta. Secondo Unimpresa: “Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici”.
In questo quadro a tinte fosche spicca l’ottimismo di Padoan: “L’Italia è nelle condizioni per proseguire lungo il cammino dell’irrobustimento strutturale della crescita, dell’aumento dell’occupazione, della sostenibilità delle finanze pubbliche e della riduzione della pressione fiscale e miglioramento della composizione della spesa pubblica’’. Difficile capire da dove nasce questo entusiasmo, si spera solo che sia il canto del cigno di questo tecnico prestato alla politica.
Ora però tocca al prossimo inquilino di Palazzo Chigi correggere le indicazioni contenute nel Def per aprire una nuova fase. C’è bisogno, ora più che mai, di una politica economica espansiva che faccia ripartire gli investimenti pubblici e privati.
Salvatore Recupero

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