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E adesso che succede? Le tre opzioni sul tavolo di Mattarella

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 30 mag – Il presidente della Repubblica forse si è convinto che un governo tecnico diretta emanazione del Colle condannato a non avere la fiducia in Parlamento (visto che anche il Pd, unico ad appoggiarlo, ci ha ripensato) non è proprio la soluzione migliore per il Paese. Ecco perché forse Sergio Mattarella sta ripensando a un governo politico (anche perché i mercati vogliono stabilità, tema molto a cuore all’inquilino del Quirinale). I segnali di distensione giunti da Lega e soprattutto 5 Stelle, che hanno rinunciato all’impeachment e allo scontro totale con il Colle, l’annuncio di un appoggio di FdI a un governo giallo-verde potrebbero far prevalere la ragion di Stato (scongiurare il voto anticipato, trovare una maggioranza in Parlamento, dar vita a un esecutivo che sia espressione del mandato elettorale). Tutto sta a vedere (considerati i precedenti di domenica scorsa) quali nomi proporranno il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5S Luigi Di Maio nelle caselle più “delicate”, a partire dal premier e dal ministero dell’Economia.
Tra gli scenari possibili, non si esclude quindi una versione 2.0 del governo a guida Giuseppe Conte, il professore proposto da Salvini e Di Maio come figura terza. Ma per la carica di presidente del Consiglio circola anche il nome di Giancarlo Giorgetti, il braccio destro del leader della Lega. Addirittura, i rumors parlano anche dello stesso Salvini premier incaricato.
Allo stato attuale, la lettura politica è questa: Mattarella vuole rimediare alla crisi istituzionale che ha scatenato dicendo no a Savona ministro dell’Economia (un veto tutto politico all’intero programma giallo-verde, che, a detta del Colle, avrebbe preoccupato mercati e Ue). Ma il governo tecnico a guida Cottarelli senza fiducia potrebbe soltanto portare il Paese alle urne, e i partiti sono tutti d’accordo a tornare al voto. Terza possibilità: un governo politico. I numeri però parlano chiaro: obtorto collo il vecchio diccì di sinistra dovrebbe dare l’ok a un esecutivo giallo-verde o di centrodestra.
Con Mr. spending review messo in stand-by il tempo necessario per capire che cosa offrono Salvini e Di Maio, il capo dello Stato dovrà quindi decidere se assumersi la responsabilità di far tornare il Paese alle urne o più semplicemente seguire l’iter costituzionale e dare il via al governo giallo-verde.
Se si dovesse votare, la data è ancora “ballerina”. Salvini si è detto contrario al voto a luglio, mentre – a sorpresa – il Pd, per bocca di Andrea Marcucci, ha sottolineato che “si può fare un decreto per votare entro la fine di luglio”. Sulla stessa linea Di Maio che ieri in un comizio a Napoli ha dichiarato “Subito al voto”. Ma vediamo quali sono le date “papabili”. Senza fiducia a Cottarelli, si potrebbe votare tra il 9 settembre e il 7 ottobre. Appare molto improbabile che si voti in piena estate, anche perché l’astensione sarebbe molto alta e favorirebbe Lega e 5 Stelle, i cui militanti si mobiliterebbero nonostante l’afa e il solleone. La data del 29 luglio, infine, appare quasi impossibile: servirebbe un immediato scioglimento delle Camere. Sì perché il tempo minimo in Italia per indire le elezioni politiche è di 45 giorni, ma per il voto all’estero sono necessari 60 giorni.
Adolfo Spezzaferro

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1 commento

Cesare 30 Maggio 2018 - 12:08

Dato che chi vota la lega, 5s e Casapound sono tutti i milioni di italiani massacrati dai banchieri stranieri, cerrtamente molti non si possono permettere le ferie e andrebbero a votare a fine Luglio, molto piu’ dei ricchi che votano per il PD che invece fanno belle ferie alla faccia nostra

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